Molti di noi passano tantissime ore del proprio tempo sui social network, utilizzandoli, spesso, come luogo virtuale nel quale sfogarsi, lamentarsi e parlare di problemi personali. Ma è davvero utile farlo?
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Quanto tempo passiamo su internet? Davvero tanto! In media, ognuno di noi naviga sul web ben 6 ore al giorno, con vette che toccano le 12 ore! Di queste 6 ore, almeno 2 sono dedicate ai social network, divenuti, nel tempo, una vera e propria seconda casa virtuale nella quale esprimiamo una nostra seconda identità.
L’uso sano dei social network
Facciamo una fondamentale premessa: internet e i social network non sono il male, assolutamente, anzi. Essi rappresentano un’evoluzione tecnologica incredibile per l’essere umano, che finalmente può sentirsi parte di una comunità globalizzata, può reperire informazioni facilmente, contattare amici o conoscenze che vivono a migliaia di chilometri di distanza, pubblicare i propri pensieri e molto, molto altro.
Utilizzare quindi i social network in maniera sana e costruttiva, li rende uno strumento ormai imprescindibile per le nostre vite e per migliorare la qualità dei rapporti umani.
I social usati come sfogatoio
I social, molto spesso, vengono usati anche come sfogatoio, ovvero uno spazio destinato alla libera espressione di proteste, lamentele, ansie, preoccupazioni, malumori. Ma è davvero utile farlo? Cosa ne ricaviamo?
Molti psicologi hanno analizzato i contenuti di migliaia di utenti che parlano dei propri problemi, magari scrivendo un post su Facebook o pubblicando una foto su Instagram, rivolgendosi al proprio pubblico virtuale di amicizie.
Questo comportamento genera, ahimè, solo svantaggi: il supporto che si riceve è solo illusorio. I commenti che riceviamo sono generalmente suddivisi in due tipologie: a favore o contro. Non esiste, quindi, obiettività, la qualità fondamentale che servirebbe per risolvere effettivamente un problema.
Avremo quindi da una parte reazioni, like o commenti di amici che ci sostengono con frasi preconfezionate, dandoci l’impressione di essere compresi e ascoltati; da un’altra parte commenti di altre persone che magari, non essendo d’accordo con noi, generano un deleterio flaming (inglesismo che sta a significare un insieme di risposte ostili o contraddittorie), creando in noi ulteriore malessere.
In fin dei conti, ciò che rimane è solo un libero sfogo… ma nessuna risoluzione, anzi, con il rischio di peggiorare le cose.
Le ricerche in merito
Sull’argomento sono state condotte numerosissime ricerche. Nel 2021, ad esempio, è stato portato avanti uno studio ad ampio raggio all’interno di alcune università americane, indagando sulla qualità dell’utilizzo dei social network. Ebbene, i risultati confermano che più eccessivo è l’uso dei social come piattaforma utilizzata per richiedere aiuto, minore è il supporto sociale che la persona riceve nella vita reale: in sintesi, gli utenti, usando i social come sfogatoio, si illudono di stare bene e si disabituano a chiedere un aiuto reale nella vita di tutti i giorni, rivolgendosi magari a chi davvero potrebbe aiutarli.
I social NON sostituiscono lo psicologo
Alla luce di quest’analisi, è dunque necessario sottolineare che i social, e il web in generale, NON sostituiscono assolutamente un amico con il quale sfogarsi e parlare liberamente, un parente stretto con il quale aprirsi e, tantomeno, uno psicologo, così come qualsiasi altra figura professionale.
Uno psicologo, per sua natura e formazione, è in grado di rimanere obiettivo, di mostrare empatia, saper analizzare con professionalità un problema e aiutare la persona a trovare la giusta risposta, senza offrire soluzioni preconfezionate (come accade su internet) o giudicare negativamente (come accade nei commenti sotto moltissimi post).
Se siamo preoccupati, abbiamo un problema, stiamo vivendo un periodo particolarmente stressante, rivolgiamoci a chi davvero sappia ascoltarci: un amico, un parente e, perché no, anche uno psicologo.
Nessuno ci vieta di scrivere sui social i nostri pensieri: la libertà di espressione è sacrosanta. Ma usciamo dall’illusione che lì troveremo la soluzione. Purtroppo non è così.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Nell’ottica di una sana ed etica diffusione della cultura, si invita a citare la fonte e l’autore di questo articolo nel caso si desideri condividere – in tutto o in parte – il contenuto.