Un mantra che ascoltiamo spessissimo: volere è potere! Ma davvero grazie alla forza di volontà possiamo fare tutto?
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
“Volere è potere!”, “basta solo impegnarsi”, “se vuoi, puoi”, “supera i tuoi limiti”, quante volte avremmo letto o sentito cose del genere, frasi espresse o scritte magari da guru, coach o anche psicologi.
Ma quanto è vero? Veramente grazie alla sola forza di volontà è possibile avere il potere di cambiare?
Vediamolo insieme.
Come funziona il cambiamento?
L’essere umano, per sua natura, non ha alcun motivo di evolvere se non spinto da una reale necessità. Brutto da dire, ancor più da consapevolizzare, ma purtroppo è così. Il cambiamento avviene, nel 99% dei casi, solo a causa di un malessere, a causa di un dovere, di una imposizione o di un impellente bisogno. A dircelo è la storia, l’antropologia, l’evolversi dell’uomo nei secoli. Se l’uomo delle caverne non avesse mai patito il freddo, non avrebbe mai scoperto come accendere un fuoco. Se non avesse avuto fame, non avrebbe mai costruito una lancia per cacciare. E di esempi di questo genere possiamo farne all’infinito.
Inoltre, il cambiamento difficilmente avviene in maniera immediata, automatica e magica. Il processo è scandito da tappe.
La psicologia, negli anni, ha identificato 6 step:
- Precontemplazione: la persona è ignara del problema e quindi non ha intenzione di cambiare;
- Contemplazione: in questa fase si inizia ad avere una parziale consapevolezza del problema ma persiste un atteggiamento ambivalente nei confronti dello stesso; la persona si trova tra il desiderio di cambiare e il timore per ciò che questo potrebbe comportare;
- Preparazione: la persona matura la decisione di fare qualcosa per cambiare ma è un momento delicato; questa è la fase in cui l’individuo andrebbe rafforzato per evitare il rischio di bloccarsi o tornare allo step precedente;
- Azione: la persona passa all’azione, attivando strategie concrete!
- Mantenimento: la persona si impegna a mantenere costante nel tempo il nuovo comportamento con l’obiettivo di consolidare i risultati acquisiti;
- Conclusione: raggiunto questo stadio, il problema iniziale può essere considerato risolto poiché la persona ha strutturato nuove abitudini e stili di vita.
I nemici del cambiamento
Gli psicologi, negli anni, hanno individuato alcuni meccanismi mentali che impediscono il cambiamento:
- Mantenimento della zona di comfort e delle proprie abitudini: la nostra zona di comfort, per sua natura, ci consente di rimanere sicuri e tranquilli; restare attaccati alla routine è meno faticoso che affrontare situazioni nuove, anche a costo di rimandare la realizzazione di ciò che potenzialmente ci farebbe star meglio; in sintesi, se non persistono motivi gravi, ci opporremo inconsciamente alla trasformazione;
- Paura del cambiamento: ansie e paure, purtroppo, sono spesso dirette conseguenze del cambiamento; queste emozioni nascono principalmente dal pensiero di non essere all’altezza, di non saper tollerare l’incertezza, dalla paura di sentirsi giudicati;
- Mancanza di fiducia e sensazione di fallimento: il cambiamento esige che il livello di autostima sia sufficientemente adeguato; se la fiducia in noi stessi e nelle nostre risorse è bassa, difficilmente daremo il via al processo; da qui, inoltre, la convinzione di non essere in grado, di non valere abbastanza, che ci blocca e ci fa rimanere nella zona di comfort;
- Attaccamento alle abitudini: le abitudini che tutti noi abbiamo non sono solamente dei comportamenti messi in atto, ma anche delle vere e proprie reti neuronali che, negli anni, si sono strutturate nel nostro cervello; alcune abitudini, nel tempo, comportano addirittura pensieri o atteggiamenti disfunzionali ma che, essendo per l’appunto fortemente radicati nella mente, preferiamo inconsciamente di mantenere anziché impegnarci a rielaborarli;
- Paura del giudizio e aspettative degli altri: le persone attorno a noi sono abituate a conoscerci in un certo modo e, nella maggior parte dei casi, mal vedono i cambiamenti, perché ciò comporterebbe anche un loro impegno a dover riformulare la loro opinione su di noi; ecco perché, spesso, scatta in noi la paura del giudizio degli altri e abbiamo timore che possano nascere aspettative disattese.
Questi cinque grandi nemici del cambiamento difficilmente, come intuibile, possono essere superati solo grazie alla forza di volontà. Per farlo, c’è bisogno di un processo interiore che tiene conto di tante altre risorse e variabili.
E allora, “volere è potere” che senso ha?
Affermare che la frase “volere è potere” sia sbagliata è ingiusto e nemmeno corretto. La forza di volontà ha un ruolo importantissimo nel processo di cambiamento ma non può, e non deve, essere l’unica risorsa in campo. Da sola, purtroppo, la volontà non riesce a superare paure, blocchi, abitudini e schemi routinari, anche se disfunzionali.
Alleati della forza di volontà, infatti, sono:
- Livello di autostima adeguato;
- Avere un obiettivo chiaro e ben formato;
- Consapevolezza di aver superato blocchi e paure interiori.
Senza questi tre compagni di viaggio, essa, da sola, può fare ben poco.
Personaggi e, ahimè, anche professionisti che puntano tutto su questo, rischiano di strutturare nelle persone una convinzione pericolosa e fuorviante, che impedisce di riconoscere i propri limiti, addirittura creando fantasie di onnipotenza.
Prima o poi, tutti dobbiamo fare i conti con la consapevolezza che non possiamo gestire ogni cosa, che la vita è caratterizzata anche da eventi imponderabili e quindi fuori dal nostro controllo, che a volte è necessario, per stare bene, accettare compromessi e fare rinunce.
Seguire rigidamente la filosofia del “volere è potere” rischia di farci vivere, all’estremo, un senso di fallimento che potrebbe devastarci.
Come sfruttare al meglio la nostra forza di volontà
La forza di volontà ricopre un ruolo fondamentale nel processo di cambiamento ma non ne è, sottolineiamolo, la causa primaria. Alla base, come visto, vi è la necessità che ci sia un reale bisogno.
La volontà può dunque essere la benzina che ci alimenta, che ci spinge verso la ricerca di soluzioni, ci aiuta a mantenere stabili gli obiettivi raggiunti e consapevolizzare l’idea che “possiamo farcela”.
E’ quindi importante uscire primariamente dalla fase di precontemplazione e successivamente da quella di contemplazione, così da permettere alla forza di volontà di esprimersi, fornirci energie e gli stimoli necessari per andare avanti e superare tutti gli step.
Nel caso dovessimo rimanere imbrigliati nelle prime due fasi, a causa di paure, blocchi interiori o abitudini difficili da smantellare, anche in presenza di un effettivo bisogno, è necessario fare un lavoro di introspezione e, perché no, anche psicoterapeutico così da elaborare e superare tali meccanismi mentali e/o inconsci.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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