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Sorridi che la vita ti sorride

“SORRIDI CHE LA VITA TI SORRIDE”

E’ VERO? O E’ SOLO UN MODO DI DIRE?

“Sorridi che la vita ti sorride”. Sembra tanto una frase da “libro rosa” o uno dei tanti modi per tirare su di morale una persona.

Ma è vero? Se sorridi la vita veramente può sorriderti?

Molti pensano: sorrido solo se sono felice.
O, invece, potremmo dire: sorrido… quindi divento felice?

Si è sempre pensato che un essere umano compia questi tre processi nella seguente modalità:
1) prova un’emozione (ad esempio la tristezza),
2) la sua espressione del viso cambia attraverso la propria muscolatura facciale (nel caso della tristezza abbassamento delle palpebre, perdita della concentrazione negli occhi, abbassamento dell’angolo delle labbra ecc.),
3) infine modifica la qualità ed il contenuto dei propri pensieri in relazione alla tristezza.

Gli studi e le ricerche in ambito psicologico e neurologico hanno dimostrato (finalmente) che la fase numero 1 e numero 3 possono essere tranquillamente invertite.

Non è detto che io debba essere triste per avere pensieri tristi, ma potrei anche avere pensieri tristi e diventare triste di conseguenza.

E su questo punto la mia deformazione professionale (in questo caso positiva) mi spinge ad affermare: è possibile quindi cambiare la qualità dei propri pensieri per cambiare le proprie emozioni?
La risposta è ovviamente sì.
Per alcuni potrebbe sembrare la “scoperta dell’acqua calda” per altri magari una piacevole novità e spunto di riflessione.

Voglio però andare al di là di questo concetto.

Senza scomodare la Fisica Quantistica, vorrei portare l’attenzione sugli studi neurologici effettuati tanti anni fa, precisamente nel XIX secolo, dal neurologo francese Guillaume Benjamin-Amand Duchenne.

Questi studi (ancora oggi riconosciuti come validi e approfonditi in tutte le aree di ricerca concernenti la neurologia), sottolineano l’importanza della correlazione che esiste tra muscolatura facciale – neurologia – emozioni.

Approfondiamo insieme il concetto.

La modifica della muscolatura facciale e di conseguenza l’espressione del viso è sempre stata vista come una conseguenza, un effetto potremmo dire, di quelli che sono i nostri stati d’animo e pensieri.
Sono felice? Avrò quindi le guance sollevate, un sorriso (sincero), le “zampe di galline” attorno agli occhi.
Sono arrabbiato? Avrò le sopracciglia corrugate, gli occhi accesi, le labbra serrate.
E così via.

Guillaume Douchenne fu uno dei pionieri (e finalmente oggi lo stiamo riscoprendo) della moderna neurologia, nel comprendere come le espressioni del viso non sono solo una conseguenza bensì possono essere una causa di uno stato d’animo o di un pensiero.
Nelle sue ricerche egli stimolava (elettrofisiologicamente) i nervi facciali così da provocare una determinata espressione.
Molto curioso ed illuminante il racconto di uno dei suoi pazienti il quale, dopo essere stato stimolato a mostrare un espressione del viso che riguardava il dolore, provava una reale sensazione di questo tipo, anche se indotta solamente in maniera meccanica e non derivante da un dolore reale.

L’espressione del viso tipica del dolore aveva quindi creato una correlazione neurologica con la sensazione di dolore.

Stesso processo (per fortuna) avviene con tutte le emozioni!
E ciò che a noi interessa da vicino, per il nostro benessere, è che possiamo portare la nostra attenzione sulle espressioni del nostro viso con il fine di influenzare (si spera positivamente) il nostro stato d’animo.

Sono triste? Posso sorridere. Il sorriso (espressione facciale) provocherà cambiamenti interiori (a livello neurologico e di pensiero) che mi porterà a ridurre la tristezza.

Il nostro organismo e la nostra mente sono strettamente correlati. Entrambi reagiscono all’altro in maniera oserei dire perfetta.

Da oggi posso pensare che per sorridere non devo per forza essere felice.
Posso sorridere ed il mio sorriso potrà farmi essere felice, anche quando sono triste.

Abbiamo pensieri negativi che non riusciamo a trasformare?
Iniziamo a sorridere.

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