Nel nostro apparato digerente sono presenti circa 500 milioni di neuroni, che lo rendono di diritto un vero e proprio secondo cervello. Ma come agisce dentro di noi?
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Forse pochi lo sanno, ma nel nostro apparato digerente sono presenti circa 500 milioni di neuroni, poco meno di quelli all’interno del cervello di un gatto.
Questi numeri rendono la pancia, di diritto, un vero e proprio secondo cervello del corpo.
Il sistema di neuroni nella zona gastrointestinale prende il nome di sistema nervoso enterico e possiede una moltitudine di funzioni, tra cui quella di regolare il movimento dei muscoli, il flusso sanguigno, gestire il collegamento tra i diversi organi e il rilascio corretto di tutte le sostanze prodotte da questi ultimi, come i succhi gastrici o la bile.
La pancia è un secondo cervello indipendente
L’aspetto interessante, che è stato più volte confermato da moltissimi studiosi, è che il sistema nervoso enterico agisce come un cervello a parte, ovvero indipendente rispetto al sistema nervoso centrale, seppur in costante comunicazione.
Come spiega il Prof. Nick Spencer, neurofisiologo della Flinders University in Australia, la potenza di questo sistema di neuroni è talmente elevata da riuscire a gestire tutto il processo digerente, dallo stomaco fino al colon, senza bisogno di alcuna attivazione del cervello “primario”.
Sempre secondo Spencer, inoltre, bisogna ricordare come, agli albori del tempo, gli esseri viventi possedessero esclusivamente un sistema nervoso enterico: il cervello, così come oggi lo conosciamo, è frutto di milioni di anni di evoluzione.
Secondo cervello e psiche: come agisce dentro di noi?
Quante volte ci sarà capitata la sensazione di avere lo “stomaco chiuso”, provare le “farfalle nello stomaco”, averi i crampi, nausea, bruciore, mancanza di appetito, seppur in assenza di alcuna problematica fisica?
Questo accade perché, essendo la pancia un vero e proprio secondo cervello, è anche il bersaglio degli effetti psicosomatici correlati allo stress, ansie, preoccupazioni, emozioni forti.
L’elevato numero di neuroni enterici, essendo in stretto contatto con il sistema nervoso centrale, reagisce inviando questo genere di stimoli: un modo, alternativo, di ricevere un messaggio dalla nostra psiche.
Come utilizzare i segnali del nostro secondo cervello?
La psicologia, negli anni, ha studiato approfonditamente la correlazione tra emozioni, pensieri e i sintomi psicosomatici dell’apparato gastrointestinale.
Tutti i segnali che ci vengono inviati dalla pancia possono, e devono, essere per noi un messaggio da cogliere e ascoltare: crampi, bruciore di stomaco, mancanza di appetito, o qualsiasi altro disturbo, andrebbero assolutamente colti e collegati a quello che in quel momento stiamo vivendo a livello mentale.
- Come mai un determinato pensiero o un’emozione mi provoca questo fastidio?
- Come mai ogni volta che incontro quella persona sento le “farfalle nello stomaco”?
- Come mai al solo pensiero di andare a lavoro sento il reflusso risalire nell’esofago?
Queste sono solo alcune domande esemplificative che potremmo porci.
Disturbi psicosomatici e psicoterapia
In alcuni casi, purtroppo, soprattutto quando i segnali della nostra pancia sono stati ignorati per moltissimi anni, è possibile che si sia sviluppata una cronicità.
Disturbi d’ansia, preoccupazioni costanti, stati d’animo depressivi continuativi, potrebbero infatti aver “intaccato” il nostro secondo cervello e iniziato a inviare stimoli fastidiosi in maniera costante.
In questo caso, è più che consigliato rivolgersi a uno psicoterapeuta che sappia aiutarci a entrare in sintonia con il nostro corpo, comprendere i messaggi inascoltati e imparare nel tempo a gestire i vari fastidi.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Nell’ottica di una sana ed etica diffusione della cultura, si invita a citare la fonte e l’autore di questo articolo nel caso si desideri condividere – in tutto o in parte – il contenuto.