Nel VI secolo a.C., Esopo scrisse la favola della rana e dello scorpione: leggiamola insieme.
Un giorno, uno scorpione doveva attraversare un fiume. Non sapendo nuotare, chiese aiuto a una rana che si trovava lì accanto.
“Per favore“, le disse, “fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda.”
La rana gli rispose: “Assolutamente no! Tu sei uno scorpione! Sei velenoso, potresti pungermi e uccidermi!“
“E per quale motivo dovrei farlo?” ribattè lo scorpione, “Se ti pungessi, tu moriresti e io, non sapendo nuotare, annegherei!”
La rana ci pensò un attimo e, convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, decise di aiutarlo e lo caricò sul dorso, entrando in acqua.
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. L’anfibio, quindi, dopo poco morì e lo scorpione annegò.
Insegnamento della favola di Esopo:
Esopo, grazie a questa favola, vuole insegnarci che la “natura” di ognuno non può essere stravolta, nonostante le circostanze lo richiedano. Uno scorpione rimarrà sempre tale, quindi velenoso e pericoloso, anche se questo atteggiamento lo condurrà alla morte.
Le promesse fatte da alcune persone, molto spesso, sono vuote se esse vanno contro la loro natura. Impariamo quindi a fidarci di chi lo merita, e allontaniamoci da chi invece può ferirci o già lo ha fatto in passato.
Per poter cambiare la nostra natura (il proprio carattere, personalità, abitudini), nel caso essa ci conduca a scelte sbagliate e ci comporti malessere, bisogna prima di tutto esserne consapevoli e decidere, se necessario, di chiedere un supporto. Nessuna trasformazione avviene per magia, a meno che non lo si voglia realmente.