Si parla tanto di Quoziente d’Intelligenza: scopriamo insieme cosa significa
Solo qualche giorno fa, il 29 maggio 2021, una bambina americana di 2 anni di nome Kesha è stata ammessa al “Mensa”, ovvero il circolo dei “super intelligenti”: è in grado di distinguere i 50 Stati americani in base alla loro forma o di collocarli sulla mappa, di recitare l’alfabeto, di riconoscere i simboli della tavola periodica, di contare fino a 100 e di parlare la lingua dei segni e, ora, sta addirittura studiando lo spagnolo.
A soli 2 anni, secondo il pediatra, ha un Q.I. di 146.
Ma cosa significa questo punteggio? Andiamo con ordine.
Definizione di Intelligenza
All’interno della comunità scientifica, non esiste una definizione unanime di intelligenza, essendo un concetto per sua natura molto complesso e in costante evoluzione (così come lo è l’essere umano attraverso le sue capacità cognitive).
Unendo e sintetizzando la moltitudine di definizioni, possiamo così descriverla:
la capacità di adattare il proprio pensiero di fronte al mutare delle circostanze, al fine di raggiungere determinati obiettivi.
L’intelligenza, infatti, racchiude in sé moltissime caratteristiche. Vediamone alcune:
- abilità di essere flessibili,
- usare in maniera ottimale le conoscenze pregresse (intelligenza cristallizzata),
- risolvere problemi senza usare conoscenze già acquisite (intelligenza fluida),
- la capacità di apprenderne di nuove,
- sapere risolvere i problemi in maniera sia procedurale sia creativa a seconda della situazione,
- saper memorizzare nuove informazioni (memoria di lavoro),
- saper elaborare e rievocare nuove informazioni (velocità di processamento).
Intelligenza emotiva
Nell’ambito della psicologia, da molti anni si parla anche di “Intelligenza emotiva”, ovvero la capacità di un individuo di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie e altrui emozioni. Essa coinvolge:
- l’abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione;
- l’abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri;
- l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva;
- l’abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale.
Come si calcola il Q.I.?
Il calcolo del Q.I. si effettua rapportando l’età anagrafica con l’età mentale della persona. Il primo passo, quindi, è quello di stabilire l’età mentale attraverso dei test standardizzati d’intelligenza, come il test Wechsler-Bellevue o le Matrici di Raven. Una volta ottenuto tale punteggio, esso va diviso per l’età anagrafica (o cronologica) e poi moltiplicato per cento.
Come si leggono i punteggi ottenuti?
- maggiore o uguale 130: Quoziente intellettivo Molto sopra la media. Da qui in poi è possibile individuare un profilo di plusdotazione cognitiva;
- 120-130: Quoziente intellettivo alto, fascia di profilo ad alto potenziale;
- 110-115: Quoziente intellettivo medio-alto;
- 110-90: Quoziente intellettivo medio;
- 90-80: Quoziente intellettivo medio-basso;
- 70-80: Quoziente intellettivo basso;
- ≤ 70: molto basso (70-50/55 Disabilità Intellettiva Lieve, 50-55/35-40 Disabilità Intellettiva Moderata, 35-40/20-25 Disabilità intellettiva Grave, <20-25 Disabilità intellettiva profonda).
Quando e come usare il Q.I.?
Il punteggio ottenuto può essere utilizzato per fini diagnostici, con l’obiettivo di valutare patologie di natura cognitiva o, al contrario, ipercapacità e/o plusdotazioni.
Come premesso inizialmente, essendo l’intelligenza un concetto molto complesso e in continua evoluzione, è di fondamentale importanza evitare di basarsi esclusivamente sul calcolo del Q.I. ma chiedere la valutazione e il supporto di molteplici figure professionali che potranno effettuare i necessari approfondimenti.
Il Q.I. può essere quindi inteso come il primo dato, anche se riduttivo, per poter diagnosticare disturbi psicologici e/o valutare la capacità cognitiva di un individuo.
Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Psicoterapeuta Bari