Scopriamo insieme quali correlazioni esistono tra il nostro benessere psicologico e l’uso dei videogiochi.
Il 2020 è stato un anno caratterizzato dall’accrescimento, esponenziale, dell’uso di internet, smartphone, pc, smart-tv e console di gioco. Indubbiamente, il lockdown e le misure restrittive hanno influenzato non di poco i nostri comportamenti, portando molti di noi a “rifugiarsi” davanti lo schermo di un apparecchio informatico.
L’industria dei videogiochi, nonostante la pandemia, ha visto crescere i propri numeri, sia come produzione sia come vendite. I videogames sono ormai parte della nostra quotidianità, un passatempo fruibile davvero da tutti, senza distinzione d’età, di genere sessuale o classe sociale: troviamo infatti bambini che, già in tenera età, giocano con tablet o smartphone, adolescenti “armati” di joypad e cuffie che si sfidano all’interno di arene virtuali imbracciando fucili o mitra oppure in campi di calcio, adulti che magari prediligono titoli più soft, come ad esempio giochi strategici o gestionali. Ne abbiamo davvero per tutti e per tutti i gusti.
Vediamo ora, insieme, in che modo l’uso dei videogiochi possa contribuire, o non contribuire, al nostro benessere psicologico.
Partiamo dai benefici più immediati:
- Secondo diversi studi, videogiocare stimola il coinvolgimento emotivo, contrastando la passività derivante da situazioni di stress o fastidio;
- I titoli online favoriscono l’interazione con altri individui, sia per condividere l’esperienza di gioco in sé che per discuterne e attuare un confronto;
- Richiedono impegno, fattore che può portare a porre momentaneamente in secondo piano pensieri negativi;
- I videogiochi hanno conseguenze a livello cognitivo, emotivo e sociale molto differenti a seconda della tipologia specifica e della piattaforma di utilizzo. Ad esempio, mentre un gioco action può essere utile per migliorare l’attenzione, i casual game sono tra i più efficaci per rilassarsi;
- I videogames aiutano anche a sviluppare capacità di problem solving: secondo i risultati di uno studio a lungo termine pubblicato nel 2013, più un adolescente ha riferito di giocare a videogiochi strategici, come ad esempio i giochi di ruolo, più ha migliorato il problem solving e i voti di scuola l’anno successivo;
- Titoli semplici e dall’accesso immediato, che possono quindi essere riprodotti rapidamente, come “Angry Birds”, sono in grado di migliorare l’umore dei giocatori, favorire il rilassamento e scongiurare l’ansia;
- I videogiochi sono inoltre utili ed efficaci strumenti per l’apprendimento di resilienza di fronte al fallimento: imparare a perdere quando si gioca aiuta a costruire la capacità di resilienza emotiva che può essere utile nella vita di tutti i giorni;
- Alcuni titoli comportano anche notevoli benefici a livello istruttivo: i giochi storici, ad esempio, offrono moltissimi contenuti culturali, che i ragazzi apprendono molto più facilmente rispetto ai libri scolastici;
- I videogames caratterizzati da una trama e da personaggi “profondi”, stimolano nei giocatori l’empatia e la capacità di immedesimazione, aiutandoli a entrare a contatto con le proprie emozioni.
Ecco un video che illustra altri interessanti benefici:
Un altro stereotipo che andrebbe sfatato è quello che “bolla” il videogiocatore come un asociale: più del 70 per cento dei players gioca infatti almeno con un amico, e milioni di persone in tutto il mondo partecipano a giochi virtuali collettivi. Questi titoli diventano delle vere e proprie comunità sociali virtuali, dove si impara a decidere rapidamente di chi ci si può fidare e di chi no e come prendere decisioni in gruppo.
Inoltre, molti hanno la ferma convinzione che i videogiochi violenti generino violenza. In realtà, questo dato è assolutamente disconfermato, in quanto spesso è possibile assistere alla dinamica opposta: il player, grazie all'”uccisione virtuale” di un nemico, sfoga così tensioni e rabbia in eccesso, evitando di farlo nella vita di tutti i giorni, magari con le persone care o con gli amici.
Gli studi sull’argomento
Gli studi sull’argomento vantano più di trent’anni di storia: già nel 1987, lo psicologo americano Clarck pubblicò uno studio in cui dimostra l’effetto positivo sull’attenzione del giocatore, in particolare nei tempi di reazione, di due tra i videogiochi più famosi di quegli anni: Donkey Kong e Pac-Man.
Oggigiorno, alcuni titoli, soprattutto quelli che sfruttano la realtà virtuale, vengono utilizzati anche all’interno di programmi per la prevenzione e il trattamento di sintomi psicopatologici di stress e disturbi d’ansia.
Ad esempio, negli USA, la Food&Drug Administration (FAD) ha consigliato l’uso dei videogiochi per migliorare i processi attentivi in bambini con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
Nel nostro Paese, nel 2020 è nato il progetto “MIND-VR”, ovvero l’utilizzo della realtà virtuale per migliorare la gestione dello stress e dei disturbi d’ansia, a favore del personale sanitario impegnato nell’emergenza COVID.
Nonostante i moltissimi studi scientifici sui videogiochi per la salute mentale, sono purtroppo ancora presenti alcuni stereotipi sui videogiochi che li bollano come un qualcosa di negativo, addirittura di dannoso.
Internet Gaming Disorder
Ovviamente, non bisogna mai cadere nella trappola di percepire come “oro tutto quello che luccica”: anche nel mondo dei videogames possono esserci degli eccessi, i quali potrebbero portare a non pochi disagi.
Il DSM-5 (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) presenta infatti l’Internet Gaming Disorder, ovvero un disturbo definito come “l’uso ripetitivo di videogiochi, o presentati in maniera video, compromettente il funzionamento dell’individuo”.
Le caratteristiche principali sono:
- Preoccupazioni costanti riguardanti il gioco;
- Sintomi di astinenza quando il soggetto non gioca;
- Aumentata tolleranza: necessità quindi di dedicare più tempo al gioco;
- Tentativi falliti di fermarsi durante il gioco;
- Perdita di interesse nelle altre attività;
- Continuo interesse nel gioco sebbene causa di possibili problemi;
- Mentire riguardo al fatto di giocare;
- Utilizzare il gioco per far fronte a uno stato d’animo negativo;
- Mettere a rischio relazioni amorose o la carriera per l’eccessivo gioco.
Consiglio, vivamente, la visione di questo filmato, nel quale notiamo gli effetti “devastanti” del disturbo poco sopra spiegato, ai danni di un bambino.
Come è possibile notare dal video, questi tratti sono molto simili a quelli di una dipendenza, come quella da alcol o droghe. Fortunatamente, episodi del genere non sono la norma anzi, rappresentano davvero una piccola percentuale di casi.
Sappiamo inoltre che il disturbo è più frequente nei maschi tra i 12 e i 20 anni nelle culture asiatiche piuttosto che in quelle occidentali. I soggetti più a rischio risultano essere ragazzi isolati con pochi rapporti interpersonali. Un fattore associato è la depressione, identificato da molti come possibile fattore di rischio.
Come qualsiasi altro comportamento umano, l’eccesso difficilmente procura benessere: se a ciò aggiungiamo anche l’isolamento, qualità relazionali poco sviluppate, un rapporto con il gruppo dei pari deficitario, genitori poco presenti, ecco che le possibilità dello sviluppo di un disagio aumentano sensibilmente.
Consigli utili e prevenzione
Ovviamente, come sempre bisogna fare prevenzione e porre l’attenzione a tutti i campanelli d’allarme.
I videogiochi, fin dalla tenera età, devono essere considerati un passatempo, non un’abitudine. È assolutamente sconsigliato, infatti, lasciare i bambini di fronte lo schermo di uno smartphone o di un tablet per troppo tempo, pur di non sentirli piangere o per farli mangiare: ciò aumenta il rischio di sviluppare una dipendenza dalla tecnologia.
Il videogame andrebbe invece considerato come un premio, un’attività alla quale ambire: il bambino o l’adolescente lo percepirà quindi come un obiettivo da raggiungere e ciò, ancor di più, ne aumenterà i benefici.
È altresì importante impostare delle regole condivise, come ad esempio un tempo massimo di fruizione e decidere quali momenti della giornata dedicare a questo passatempo e quali no.
Se i genitori sono a loro volta appassionati di videogiochi, potrebbe essere molto utile condividere con i propri figli questa passione, così da favorire la qualità positiva del rapporto genitoriale.
Conclusioni
In conclusione, possiamo senza dubbio affermare che l’utilizzo dei videogames genera moltissimi benefici nelle competenze cognitive, emotive, culturali e sociali dei fruitori. Contemporaneamente, dobbiamo fare molta attenzione agli eccessi, ponendo o auto-ponendoci delle regole da rispettare. Fondamentale quindi l’autoanalisi dei nostri comportamenti e la nostra capacità di saper chiedere un supporto esterno, se necessario.
Il mondo videoludico, nella sua vastità, offre davvero un universo da scoprire e da esplorare, utilissimo per “fuggire” – ma solo temporaneamente – dalle difficoltà della vita e rifugiarsi in qualcosa di distante e di magico. Ricordiamoci sempre che, alla fine, dobbiamo sempre tornare alla realtà e con i piedi per terra, portando con noi solamente le emozioni positive che abbiamo vissuto.