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Psicologia e Neuroscienze: rimuovere i brutti ricordi dalla mente            

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La nostra mente è letteralmente in grado di rimuovere i brutti ricordi dalla memoria, ricordi che generano ansia e angoscia. Scopriamo insieme il meccanismo della rimozione e le ricerche neuroscientifiche.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, già a suo tempo ci parlava del meccanismo di difesa chiamato “rimozione”, ovvero una strategia dell’inconscio che permette all’individuo di allontanare dalla consapevolezza i contenuti mnemonici (quali immagini, suoni, sensazioni, pensieri) ritenuti inaccettabili, intollerabili, fonte di sofferenza, ansia e angoscia.

Secondo le teorie psicoanalitiche, quando un individuo fa esperienza di un accadimento troppo doloroso (quale un lutto, una violenza subita, un incidente che ha messo a repentaglio la vita e così via), si attiva un processo inconscio operato dal Super-Io, il cui scopo è quello di modificare e ristrutturare l’esperienza stessa al fine di ridurne l’impatto disturbante. Nei casi più estremi, il Super-Io opta per la rimozione, ovvero far cadere nell’oblio dell’inconscio i ricordi causanti il dolore.

L’Io, ovvero la nostra coscienza individuale, avrà successivamente il delicato compito di mantenere nell’inconscio il materiale rimosso, che potrebbe però rimanifestarsi nel corso della vita più o meno intensamente a causa di esperienze, eventi di vita stressanti, altri traumi, che potrebbero richiamarlo.

Quando questo accade, spesso si sperimentano forti sofferenze che potrebbero manifestarsi con ansia, panico o altre dinamiche psicologiche.

In questi casi, è assolutamente consigliato rivolgersi a un professionista psicoterapeuta con il quale comprendere come riacquisire uno stato di benessere.

Le recenti ricerche nel campo delle Neuroscienze

La teoria psicoanalitica della “rimozione” sembra oggigiorno essere stata addirittura confermata dalle Neuroscienze.

Una recente scoperta della University of Cambridge, pubblicata sulla rivista “Nature Communications”, rivela infatti che esisterebbe un meccanismo neurologico in grado di rimuovere le informazioni mnemoniche frutto di malessere.

I ricercatori hanno scoperto la “chiave” chimica in grado di chiudere il cassetto dei brutti ricordi, un neurotrasmettitore conosciuto come GABA (Acido Gamma-AmminoButirrico), che agisce come principale neurotrasmettitore “inibitore” nel cervello.

Ciò significa che quando viene rilasciato da una cellula nervosa, sopprime le attività di altre cellule a cui è connesso. Ebbene, le persone che durante vari test condotti hanno registrato le più alte concentrazioni di GABA nell’ippocampo (il centro della memoria), erano quelle maggiormente in grado di bloccare i pensieri o i ricordi indesiderati.

La scoperta potrebbe far luce su una serie di problematiche legati a patologie psichiatriche ma non solo, in cui i soggetti hanno gravi difficoltà nel controllare i pensieri intrusivi. Il Prof. Anderson, a capo della ricerca, ritiene che i risultati ottenuti potrebbero offrire un nuovo approccio al trattamento di numerosi disturbi. Egli afferma: “migliorando l’attività del GABA nell’ippocampo, si potranno aiutare le persone a fermare i pensieri indesiderati e intrusivi

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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