Scopriamo insieme gli aspetti psicologici e i significati simbolici della storia del centauro Chirone, il guaritore ferito.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi e di Dott. Stefano Francavilla
Le origini di Chirone
Durante il suo peregrinare, il titano Crono incontrò l’oceanide Filira, della quale si innamorò perdutamente senza però essere mai ricambiato. Il titano, nonostante tutto, iniziò a corteggiarla in maniera esasperata. Ormai stanca di queste continue lusinghe, Filira chiese a Zeus di essere trasformata in una giumenta, per nascondersi da Crono. Il titano, scoperto l’inganno, si trasformò egli stesso in uno stallone e riuscì a possederla.
Dalla loro unione nacque Chirone, un centauro, ovvero una creatura per metà uomo e per metà cavallo.
Filira, inorridita dall’aspetto del figlio, decise di abbandonarlo. Il piccolo fu trovato da Atena e Apollo che decisero quindi di adottarlo, crescendolo e istruendolo.
Chirone divenne saggio e benevolo e un maestro nell’arte medica, nonché dotato di vita eterna grazie ai suoi natali. Durante la sua lunghissima vita, egli fu anche il tutore di Achille.
L’incontro con Eracle e la ferita insanabile
Durante una delle sue fatiche – quella della cattura del cinghiale di Erimanto – Eracle fece visita al centauro Folo, il quale, per ospitalità, gli offrì del pregiato vino contenuto in una magica giara, ritenuta preziosa e intoccabile da tutti gli altri centauri. Le creature, per rispondere all’offesa, attaccarono Eracle, ma l’eroe, vista la sua forza, le respinse e ne uccise alcune. I centauri si rifugiarono quindi nella caverna dove dimorava Chirone. Il saggio centauro, ignaro di ciò che stava accadendo, si avvicinò all’amico Eracle ma egli, non riconoscendolo e nella foga del combattimento, gli scagliò contro una freccia, ferendolo a morte.
A nulla servirono i poteri guaritivi di Chirone, che sembrava destinato a una vita di sofferenze infinita, considerata la sua vita eterna. Il dio Zeus, però, mosso da compassione, offrì al centauro la possibilità di donare la sua immortalità a Prometeo – salvandolo dai suoi tormenti eterni – ed egli accettò. Come ricompensa di questo nobile gesto, Chirone fu accolto tra gli dei dell’Olimpo.
Cosa ci insegna la storia di Chirone?
Jung affermava che “Solo il guaritore ferito può guarire”.
Il padre della psicologia analitica ci parla infatti dell’archetipo del “guaritore ferito”, ovvero colui che racchiude al suo interno i due opposti.
Infatti, proprio come Chirone, è attraverso la sofferenza che il guaritore impara l’arte della cura, sperimentandola egli stesso in primis sulla sua pelle e nella sua mente, vivendola costantemente come ricordo.
Lo psicoterapeuta, ad esempio, può comprendere il malessere dell’altro solo riconoscendolo e rispecchiandolo con il proprio, a suo tempo già elaborato e superato, ma utilissimo per entrare in empatia e sintonia con il paziente.
Un buon terapeuta, infatti, è un uomo o una donna a suo tempo ferito/a, che è entrato in contatto con la propria sofferenza, affrontandola, integrandola e superandola, trovando la strada per prendere contatto con il malessere altrui.
Chirone, inoltre, è simbolo di chi sa prestare aiuto ma anche di chi sa chiederlo al momento giusto, sottolineando l’importanza di saper riconoscere la propria vulnerabilità come fonte della compassione.
Il caso di Milton Erickson
Milton Erickson, considerato uno dei più grandi psichiatri del XX secolo e il padre dell’ipnosi moderna, fu colpito fin da tenera età dalla poliomelite, una grave malattia che lo costrinse a numerosi problemi fisici, daltonia, sordità tonale, dislessia. Le incomprensioni, le discrepanze e la confusione che derivavano da queste differenze rispetto alla visione del mondo che era comune e normale negli altri, avrebbero potuto menomare il funzionamento mentale di un’altra persona. Nel giovane Milton, invece, queste differenze crearono a quanto pare l’effetto opposto: stimolarono la sua ricerca e la sua curiosità.
In età adulta, il suo atteggiamento positivo nei confronti della malattia gli permise di ricavare da tali sofferenze una meravigliosa sensibilità e attenzione per chi viveva, come lui, situazioni di disagio. Questo lo aiutò a comprendere in maniera assoluta i suoi pazienti, che a sua volta si sentivano compresi, e quindi aiutarli a superare le loro problematiche.
Erickson, dunque, ricalca alla perfezione l’archetipo del “guaritore ferito”, colui in grado di cogliere grandissimi insegnamenti dalla propria malattia.
Il simbolismo del centauro
Non è di certo un caso che Chirone sia stato raffigurato all’interno della mitologia greca come un centauro.
Questa creatura rappresenta simbolicamente la triade mente-corpo-cuore, possedendo sia gli istinti e le pulsioni tipici dell’animale – il cavallo, che simboleggia la forza e la “libido” –, sia la parte “superiore” dell’essere umano, ovvero quella che comprende il cuore e la testa.
Il centauro, quindi, inteso come colui capace di unificare e armonizzare dentro di sé gli istinti più primitivi con gli aspetti più nobili della natura umana: l’amore e l’intelligenza.
Conclusioni
La storia di Chirone ci insegna che, attraverso la sofferenza, ognuno di noi può cogliere dei preziosi insegnamenti che può utilizzare per la propria evoluzione personale.
Il malessere fine a sé stesso, non guarito ma unicamente sopportato, assume invece un ruolo involutivo e anti-adattivo.
Colui che è stato ferito in passato può quindi mettere al servizio degli altri la propria esperienza, ma solo dopo aver svolto un lavoro di elaborazione e superamento della sofferenza, che gli permetterà di entrare in contatto e sintonia con l’altro, aiutandolo a guarire.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi e di Dott. Stefano Francavilla
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