Scopriamo insieme se le nostre emozioni sono universali e innate oppure legate all’apprendimento e alla cultura di appartenenza.
Uno degli argomenti più discussi nell’ambito delle scienze psicologiche riguarda l’apprendimento: quanto, dei nostri comportamenti che oggi attuiamo, è frutto di gesti innati e naturali, dettati dalla genetica, e quanto invece è frutto della nostra cultura di apprendimento e dell’educazione ricevuta?
Oggi, nello specifico, risponderemo alla domanda inerente le nostre emozioni: sono reazioni naturali e innate oppure sono apprese e volontarie?
Cos’è un’emozione
L’emozione è un processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi dell’individuo. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti) e da cambiamenti fisiologici e comportamenti “espressivi” (postura, movimenti del corpo, espressioni del viso, modifica del colorito della pelle e modulazione del tono, ritmo, velocità e volume della voce).
E’ doveroso sottolineare il termine “processo” poiché, grazie anche ai numerosissimi studi, abbiamo scoperto che l’espressione emotiva non è una risposta semplice, banale, scontata, bensì è il risultato di molteplici dinamiche che si attivano nella persona.
Le emozioni primarie
Le emozioni primarie o di base sono:
1. rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l’aggressività;
2. paura, emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa;
3. tristezza, si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto;
4. gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri;
5. sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;
6. disprezzo, sentimento e atteggiamento di totale mancanza di stima e disdegnato rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità morale o intellettuale;
7. disgusto, risposta repulsiva verso qualcosa reputato non “buono”
Vengono definite primarie in quanto innate e riscontrabili in ogni individuo di qualsiasi popolazione del nostro globo: per questo sono chiamate anche universali.
Emozioni secondarie
Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale.
Esse sono:
– allegria, sentimento di piena e viva soddisfazione dell’animo;
– invidia, stato emozionale in cui un soggetto sente un forte desiderio di avere ciò che l’altro possiede;
– vergogna, reazione emotiva che si prova in conseguenza alla trasgressione di regole sociali;
– ansia, reazione emotiva dovuta al prefigurarsi di un pericolo ipotetico, futuro e distante;
– rassegnazione, disposizione d’animo di chi accetta pazientemente un dolore, una sfortuna;
– gelosia, stato emotivo che deriva dalla paura di perdere qualcosa che appartiene già al soggetto;
– speranza, tendenza a ritenere che fenomeni o eventi siano gestibili e controllabili e quindi indirizzabili verso esiti sperati come migliori;
– perdono, sostituzione delle emozioni negative che seguono un’offesa percepita (es. rabbia, paura) con delle emozioni positive (es. empatia, compassione);
– offesa, danno morale che si arreca a una persona con atti o con parole;
– nostalgia, stato di malessere causato da un acuto desiderio di un luogo lontano, di una cosa o di una persona assente o perduta, di una situazione finita che si vorrebbe rivivere;
– rimorso, stato di pena o turbamento psicologico sperimentato da chi ritiene di aver tenuto comportamenti o azioni contrari al proprio codice morale;
– delusione, stato d’animo di tristezza provocato dalla constatazione che le aspettative, le speranze coltivate non hanno riscontro nella realtà.
La teoria neuro-culturale di Paul Ekman
Uno dei più grandi studiosi nell’ambito delle emozioni è indubbiamente Paul Ekman: lo psicologo americano è, infatti, considerato come uno dei più importanti ricercatori che ha cercato di creare una teoria universalmente riconosciuta che potesse spiegare l’espressione delle emozioni collegate alla mimica facciale.
Ekman studiò, in maniera approfondita e da un punto di vista antropologico, le espressioni emotive di molte popolazioni del pianeta, appartenenti ovviamente anche a culture differenti: americani, giapponesi, europei, addirittura tribù del continente oceanico.
Assieme al suo gruppo di ricercatori, diede forma alla teoria conosciuta come “neuro-culturale”: le emozioni, infatti, sono sia “neuronali” ovvero il frutto di attivazioni neuronali del nostro sistema nervoso e quindi collegate a uno specifico programma espressivo predefinito, ma anche “culturali”, ovvero modificabili e adattabili in base alla cultura di appartenenza, al contesto specifico nel quale ci si trova e all’educazione ricevuta.
Le display-rules (regole sociali)
Ekman ci parla infatti di display rules, ovvero regole sociali associate alle emozioni, che si attivano in determinate occasioni. A seconda del luogo, del contesto, delle persone che abbiamo attorno, le persone possono, entro certi limiti, modificare l’espressione delle proprie emozioni. In che modo?
- INTENSIFICAZIONE, ovvero esagerare la manifestazione dell’emozione, magari ridendo più del dovuto a una barzelletta che ci fa ridere poco, solo per compiacere colui che l’ha raccontata;
- ATTENUAZIONE, ovvero minimizzare la manifestazione dell’emozione, ad esempio quando si è a un funerale e i nostri genitori ci hanno da sempre educato a non mostrare troppo la tristezza;
- INIBIZIONE, ovvero sopprimere l’emozione stessa, ad esempio quando incontriamo il/la nostro/a ex per strada ma siamo mano nella mano con il nostro partner e facciamo finta di nulla ma vorremmo invece mostrare gioia/rabbia/tristezza;
- MASCHERAMENTO, ovvero sostituire la manifestazione dell’emozione, mimando l’espressione di un’altra che in realtà non si sente in quel momento. Ad esempio quando incontriamo una persona con la quale abbiamo litigato e cerchiamo quindi di mascherare la rabbia, fingendo invece gioia.
- FALSIFICAZIONE, simile al mascheramento ma che si estende allo stato d’animo, quindi in maniera prolungata.
Le regole sociali variano da cultura e cultura e sono norme che si attuano, quindi, in maniera differente a seconda del contesto e della società d’appartenenza. Ad esempio, in Giappone è buona norma non mostrare tristezza/dispiacere in pubblico, mentre in molti Paesi occidentali questo non è generalmente previsto.
Le emozioni sono universali o no?
Torniamo quindi alla domanda che ci siamo posti all’inizio di questo articolo: le espressioni emotive sono “innate” oppure sono “apprese”? Entrambe le risposte sono corrette! Esse sono una “lingua universale”, comune per ogni essere umano del pianeta ed esistono, allo stesso tempo, diversi “accenti”o “dialetti” che possono variare in modo sottile attraverso le culture. Le espressioni di felicità, tristezza, paura e così via sono quindi uguali e si manifestano attraverso lo stesso programma neuronale e fisiologico in tutte le culture, tuttavia, l’appartenenza a diversi contesti e a seconda delle regole sociali, ci guida a un uso diverso delle norme di espressione condizionando la manifestazione e il riconoscimento delle emozioni.
Dott. Marco Magliozzi, Psicologo Psicoterapeuta Bari