Scopriamo insieme il significato psicologico e simbolico di una delle feste più eccentriche della nostra tradizione: il Carnevale.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Che siate adulti, ragazzi o bambini, è impossibile che, almeno una volta nella vita, non abbiate mai indossato una maschera durante i giorni di Carnevale.
Una ricorrenza annuale che coinvolge tutti, in maniera differente.
Le origini del Carnevale
Le origini del Carnevale si perdono nei secoli passati: alcuni storici lo fanno risalire addirittura al 3000 a.C., parlandoci di una festa in stile “carnevalesco” nell’antica Babilonia, nella quale nobili e servitori si scambiavano ruoli e vestiti, come in un gioco.
Nell’antica Grecia e nell’antica Roma, invece, esistevano ricorrenze basate su una “liberazione” dall’ordine abituale: le feste dionisiache e i Saturnali, ovvero giorni di festeggiamenti sfrenati in cui lo scherzo diventava lecito ed erano momentaneamente sospese le rigide gerarchie; inoltre – dettaglio non da poco – era previsto l’utilizzo delle maschere!
Notizie più affidabili fanno invece risalire il Carnevale al Medioevo, durante il quale era conosciuto come festum stultorum (letteralmente “festa dei pazzi”), un periodo dell’anno in cui era “giustificato” staccare un po’ la spina dal lavoro, dai doveri, dalle rigidità, dalle incombenze giornaliere. Questa festività veniva festeggiata addirittura nelle chiese e nei luoghi più austeri, quasi a voler comunicare il messaggio che qualsiasi forma di potere (terreno o divino) potesse ogni tanto scendere a patti con un’impulsiva voglia popolare di trasgressione.
Il Carnevale secondo Jung
Carl Gustav Jung, padre della psicologia analitica, ci parla del Carnevale come un modo per riequilibrare e integrare il nostro lato “Ombra”.
Ognuno di noi, infatti, nasconde nel profondo delle parti di sé che tende a rifiutare o che sono socialmente “inammissibili”.
Queste parti, chiamate da Jung “parti ombra o rimosse”, tendono a venir fuori nei momenti meno opportuni della vita, magari ostacolandoci il cammino o facendo emergere sintomi e difficoltà di vario genere.
Il Carnevale, dunque, rappresenterebbe un modo condiviso, socialmente accettato e controllato, per dar voce alle nostre nostri parti nascoste, attraverso l’utilizzo di maschere, costumi e comportamenti trasgressivi.
La funzione terapeutica delle maschere
Uno degli aspetti più caratteristici del Carnevale è senza dubbio l’utilizzo delle maschere: qual è la loro funzione terapeutica?
La maschera, generalmente, rappresenta la proiezione di un nostro desiderio, esternalizzato attraverso un costume.
Essa può infatti simboleggiare un’evasione dalla routine quotidiana, un atto di ribellione, la manifestazione di un piacere, di un’aspirazione nascosta. Attraverso una maschera di Carnevale tutti possono impersonare, sia pure scherzosamente, un ideale, indossando magari i panni di un eroe o di un personaggio divertente e amato. Grazie a un costume è possibile esternare la propria passione per fumetti, cinema, videogame o cartoni.
Le maschere, inoltre, possono svolgere un ruolo catartico: ad esempio una persona timida e impacciata si sente improvvisamente più sicura nei panni di un personaggio che ama e potrebbe mantenere questo stato di benessere anche al di fuori del periodo carnevalesco.
Il significato psicologico delle maschere
“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”
Oscar Wilde
A livello psicologico, la maschera rappresenta un filtro che l’essere umano pone tra sé e gli altri e caratterizza ogni momento di relazione e interazione sociale.
Ognuno di noi, chi più chi meno, indossa infatti una maschera, utile a nascondere la propria identità, con lo scopo di apparire adatto e “coerente” con il contesto nel quale è inserito. Avremo quindi maschere “lavorative”, altre “amicali”, altre di “cortesia”, altre ancora che indosseremo nella vita di coppia e così via.
Ognuna di esse permetterà alla persona di mostrare determinati lati della propria personalità e del proprio carattere, ingigantendo magari quelli più utili in quel dato momento o nascondendo quelli meno adeguati.
Le maschere, dunque, vanno analizzate da un punto di vista pratico e funzionale per la nostra “sopravvivenza” quotidiana, essendo necessarie per permetterci di adattarci a ogni situazione.
Quando indossare una maschera può diventare un problema
Il problema potrebbe nascere quando inizia a strutturarsi una mancanza di consapevolezza: molte persone, nel tempo, rischiano infatti di divenire un tutt’uno con la propria maschera, confondendo il proprio Sé con ciò che mostrano all’esterno. In molti casi, inoltre, si costruisce inconsapevolmente una maschera che rappresenta il nostro sé ideale da utilizzare in modo rigido e passivo, identificandosi con ciò che vorremmo essere e non più con ciò che realmente siamo. Questa dinamica psicologica, purtroppo, rischia di ridurre di molto le nostre potenzialità e le nostre forme di espressione.
Nei casi più gravi, in aggiunta, potrebbero manifestarsi nelle persone anche disturbi d’ansia, panico o fobie, causati da improvvise prese di consapevolezza dovute all’incoerenza tra ciò che realmente si è e ciò che si appare al di fuori. La vita, molto spesso, tende a metterci di fronte a sfide che comportano, inevitabilmente, la messa in discussione di noi stessi e l’abbassamento delle nostre maschere: se la distanza tra il nostro vero Sé e ciò che appariamo dovesse risultare troppo grande, ecco che potrebbero emergere delle problematiche psicologiche.
Conclusioni
La vita andrebbe immaginata come un grande palcoscenico, che ci invita a indossare determinate maschere e costumi, a seconda delle necessità e delle circostanze. Queste dinamiche, ovviamente, possono essere sane e funzionali solo e soltanto se ne abbiamo consapevolezza e se riusciamo a conservare la capacità di rientrare, in seguito, in contatto con la nostra vera identità, scevra da ogni influenza esterna. Quando questa consapevolezza viene a mancare, o quando tendiamo a identificarci troppo rigidamente in una nostra maschera, potrebbero invece nascere dei problemi.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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