Scopriamo insieme cosa è accaduto ieri, 8 aprile 2021, durante la conferenza stampa di Mario Draghi.
No, non è una nuova puntata del Trono di Spade. Ieri sera 8 aprile 2021, durante una conferenza stampa con visibilità nazionale, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso gravi dichiarazioni in merito alla campagna vaccinale, utilizzando come esempio negativo di furbizia, mancanza di coscienza e di persone che “saltano la fila”, gli psicologi di 35 anni.
Tutti noi siamo rimasti allibiti: che senso hanno queste affermazioni?
Ma andiamo con ordine per fare chiarezza.
Dal 22 dicembre 2017, lo psicologo per legge diventa una professionista sanitario. Una grande conquista per il nostro Paese, in quanto finalmente è stato riconosciuto l’enorme valore della tutela della salute psicologica di tutti i cittadini.
Del resto, già nel lontano 1978 grazie alla Legge Basaglia, si era giunti a un importante traguardo, ovvero la riforma psichiatrica, la chiusura dei manicomi e, soprattutto, una nuova visione delle persone con problemi mentali, non più bollate come “matti”, come “pazzi”, ma come individui da curare, alla pari di tutti gli altri cittadini che soffrono di qualsiasi altra patologia fisica.
La naturale evoluzione di questa legge, anche se con quasi 40 anni di ritardo, è stata quindi l’inserimento degli psicologi nelle categorie sanitarie, che conferisce loro indubbiamente maggiori doveri e responsabilità a favore dei loro assistiti.
Inoltre, a seguito delle polemiche e delle problematiche nate dal rifiuto dei vaccini da parte di alcuni operatori sanitari, il Governo il 1° aprile 2021 ha emanato un Decreto Legge che introduce l’obbligo di vaccinazione anti Covid-19 per gli “esercenti di professioni sanitarie”, senza distinzione di età.
Tradotto: gli psicologi, indipendentemente da quanti anni abbiano, hanno l’obbligo vaccinale.
Alla luce di queste doverose premesse, che significato hanno le parole del Presidente Draghi? Sinceramente fatico a credere che lo stesso Presidente, che ha firmato solo pochi giorni una legge sull’obbligo vaccinale, non sia a conoscenza di quali siano le categorie sanitarie presenti in Italia, nel Paese che egli stesso governa e rappresenta. Se ciò fosse vero, si tratterebbe di vera e propria disinformazione.
Augurandoci che questa interpretazione non sia veritiera, cerchiamo quindi di capire le reali intenzioni che si celano dietro le sue parole: in Italia, ormai lo sappiamo tutti, la campagna vaccinale sta andando molto a rilento. Scorte che non arrivano, cittadini over 75, alcuni addirittura over 80, non hanno ancora ricevuto il vaccino. In aggiunta, ci sono moltissimi “furbetti” i quali, tramite conoscenze, “saltano la fila”. Oltre a ciò vanno anche considerati tutti i timori, le paure, fondate o meno che siano, relative al vaccino Astrazaneca, e alle conseguenti rinunce da parte di molti che sono stati richiamati alla somministrazione. Problemi su problemi, disagi su disagi, che hanno causato inevitabili ritardi.
Capisco benissimo che le reali intenzioni del Presidente fossero quelle di sottolineare come molti professionisti più giovani appartenenti a una categoria sanitaria corrano meno rischi di molti anziani: immagino chi svolge lavoro di ufficio, chi esercita la professione in una modalità “a distanza”, chi lavora in smart working e così via. Ma la domanda che nasce spontanea è: perché usare proprio gli psicologi come esempio e perché, invece, non rimanere volutamente nel vago? Perché emanare una legge di obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, senza distinzione d’età, per poi lamentarsi pubblicamente che gli psicologi di 35 anni si vaccinano mentre gli anziani no? Non ha apparente senso logico.
Un rischio comunicativo enorme.
Il rischio, enorme, è che un cittadino disinformato, poco incline all’approfondimento, e già sensibile e provato a causa della pandemia, possa additare gli psicologi (innocenti in tutto e per tutto) come colpevoli di questi disagi. Del resto, la storia lo insegna, un popolo in difficoltà ha bisogno, inconsciamente, di un capro espiatorio. Con il suo discorso il Presidente Draghi ha davvero rischiato, spero senza successo, di servirlo su di un piatto d’argento.
Personalmente, come uomo e come psicologo, capisco e comprendo la preoccupazione di un capo di governo: c’è una pandemia in atto, decine di migliaia di contagi al giorno, centinaia di morti, vaccini che non arrivano e quelli che si hanno a disposizione che non vengono somministrati. Un carico di responsabilità enorme, dal quale dipendono scelte che dovrebbero portare al benessere della Nazione.
Io, in primis, sono sorpreso dal fatto che, a 35 anni, sia stato vaccinato prima di molti anziani, tra cui anche membri della mia famiglia.
Tutti gli psicologi già vaccinati, in qualità di operatori sanitari, giovani o meno che siano, hanno semplicemente seguito le norme e, soprattutto, la loro coscienza etica e professionale, in quanto dalla nostra salute dipende anche la salute delle persone che assistiamo.
Ci sarebbero potuti essere davvero tanti modi per evidenziare le criticità di questo sistema, eppure si è scelto, volontariamente o involontariamente non ha molta importanza quando si è in televisione davanti all’intera Nazione, l’esempio peggiore.
Il contributo degli psicologi durante la pandemia.
Il mio augurio, davvero, è che il Presidente possa tornare sui suoi passi e sottolineare invece il grande contributo che la categoria professionale sta dando al Paese.
Utilizzando le sacrosante parole espresse dal Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi: “In Italia ci sono migliaia di psicologhe e psicologi che lavorano nella scuola per sostenere il disagio determinato da un anno di scuole chiuse; ci sono migliaia di psicologhe e psicologi che lavorano con soggetti fragili, bambini diversamente abili, con problemi di sviluppo e con le loro famiglie; che lavorano con gli anziani, RSA, malati oncologici, persone con patologie croniche, nel fine vita; ci sono migliaia di professionisti che sono a fianco delle tante, troppe persone, che non ricevendo risposte dal pubblico per la mancanza scandalosa di psicologi, si rivolgono al privato”.
Moltissimi psicologi, tra cui il sottoscritto, hanno offerto il loro contribuito gratuitamente, per aiutare i cittadini in difficoltà ad affrontare la pandemia.
Le conseguenze negative del virus non colpiscono solo il corpo, questo è bene saperlo, ma anche la mente. Tantissimi studi hanno evidenziato come i disagi psicologici siano cresciuti del 30% nell’ultimo anno e che moltissimi guariti dal covid-19 abbiamo poi sviluppato patologie neurologiche e psichiatriche.
In conclusione posso affermare che, nonostante l’emozione di aver vissuto una serata da nemico n.1 del popolo (scherzo sia chiaro), ritengo doveroso che il tutto venga riformulato in un’ottica positiva, mirata al benessere.
Io, nel mio piccolo, continuerò a svolgere il mio lavoro con dedizione e passione. Come sempre.