Scopriamo insieme come mai alcune persone non riescono ad allontanarsi da partner che le fanno soffrire
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Molte persone si legano, ahimè, a partner che non corrispondono il loro amore o che non si impegnano nella relazione. Nonostante tutto, hanno però difficoltà ad allontanarsi e chiudere il rapporto, continuando ancora e ancora a lottare, pur soffrendo grandemente. Ma come mai accade questo?
Una questione di principio?
Negli amori non corrisposti a volte si innescano dei meccanismi psicologici che portano la persona sofferente a cercare di tenere legato a sé il partner, come se fosse una questione di principio, una sfida da dover superare e vincere!
Anche se l’altro/a si dimostra egoista, anaffettivo/a e non mostra alcuna volontà di costruire qualcosa, l’impegno mentale, fisico ed emotivo profuso aumenta il rischio di innamorarsi ancora di più, passando sopra anche a malesseri estremi, tradimenti o eclatanti mancanze di rispetto.
In sintesi: più il partner ci tratta male e si dimostra indisponibile e freddo, più raddoppiamo gli sforzi per conquistarlo!
Una questione di autostima?
Una delle spiegazioni di tale atteggiamento deleterio potrebbe essere quella della bassa autostima. La persona che cerca di tenere stretto a sé un partner sfuggente, inconsciamente sta affrontando una battaglia utile per riempire la propria autostima: perderla vorrebbe dire sconfitta e quindi sofferenza!
Questa scarsa considerazione di sé molto spesso nasce fin dall’infanzia: crescere ad esempio in una famiglia che non ha mai valorizzato i propri figli o con un rapporto genitoriale disfunzionale, porta le persone, in età adulta, a riporre nel rapporto di coppia tutte le loro aspettative di realizzazione personale.
Di conseguenza, si instaura la convinzione (limitante!) che solo e soltanto avendo affianco un partner, anche se fonte di sofferenza, è possibile sentirsi amabili e di valere qualcosa.
Ovviamente, questa dinamica andrebbe completamente rivoltata, proprio come un calzino: l’autostima cresce attraverso la chiusura di simili rapporti, attraverso la lontananza e il ritrovamento di sé stessi nella solitudine. Non è facile, certo, ma grazie a un percorso di crescita personale sarà sicuramente possibile farlo.
Il ruolo dei genitori
Le ricerche psicologiche hanno da tempo evidenziato come, in età adulta, la qualità dei nostri rapporti di coppia è influenzata dalla qualità del rapporto che abbiamo avuto con i nostri genitori, gli uomini con le proprie madri e le donne con i propri padri.
Ecco che quindi, ad esempio, le donne che tendono a lasciarsi coinvolgere in relazioni difficili possono aver avuto una figura paterna poco presente e affettuosa.
Inconsciamente, nel cercare di ottenere le attenzioni e l’amore di un partner egoista e non innamorato, è come se si cercasse di vincere la battaglia persa durante l’infanzia, ovvero quella di farsi amare da un genitore assente o anaffettivo.
L’amore condizionato
L’amore vero, maturo, sincero, si basa sull’autenticità, sul mostrare sé stessi senza paura del giudizio dell’altro e senza farsi condizionare da paure e incertezze.
In una relazione con un partner freddo e distaccato, invece, la qualità dell’amore viene condizionata inconsciamente dall’obiettivo di doverlo per forza conquistare.
Ecco che quindi si inizierà a sacrificare i propri bisogni pur di soddisfare quelli del partner, si cercherà di mostrarsi sempre allegri e di buon umore pur di non appesantire l’altro/a, si cercherà di stare sempre attenti a ciò che viene detto pur di non irritarlo. In pratica: la persona inizierà a indossare una maschera, pur di compiacere l’altro, convincendosi che grazie a questo amore travolgente (ma di certo non autentico) potrà conquistarlo!
L’idealizzazione del partner
Ciò che spinge una persona a voler restare in una relazione tossica, è il processo di idealizzazione del partner. In pratica, le sue qualità vengono esaltate e vengono invece minimizzati i suoi difetti, trovando sempre una pronta giustificazione a tutto ciò che accade di negativo.
La persona, inoltre, vive nella fantasia costante di poter cambiare l’altro e di farlo innamorare: questo comporta che la valutazione del rapporto non si baserà su ciò che effettivamente è ma in base a come potrebbe essere se lui/lei si innamorasse.
In sintesi, un rapporto sofferente va avanti, anche per molti anni, poiché si continua a credere a questa fantasia che qualcosa prima o poi cambierà e ci si innamora non del partner così come è nella realtà ma di come potrebbe essere (e spesso non diventerà mai) nel futuro.
Un circolo vizioso che si autoalimenta
Le persone all’interno di questi rapporti sofferenti inconsciamente autoalimentano questa spirale di negatività. La mancanza di attenzioni, di dolcezza, di amore, di coinvolgimento da parte del partner, fanno scattare un circolo vizioso di sensi di colpa: si tenderà, quindi, a colpevolizzarsi per il non funzionamento della relazione e ciò comporterà un rinnovato impegno a cercare di migliorare le cose.
Non solo: tradimenti, violenze psicologiche (anche fisiche talvolta), mancanze di rispetto, freddezze, verranno sempre giustificate con la frase “lui/lei non è innamorato/a, è normale che si comporti così”.
La soluzione è prendersi cura di sé
Prendersi cura di sé, imparando a volersi bene, spezzando l’equazione “lui non mi ama = io non sono amabile o non valgo”, è uno step fondamentale. Fare ciò, non è facile. Spesso è necessario l’aiuto di un professionista, ad esempio uno psicoterapeuta, che ci aiuti a comprendere se sussistono dinamiche psicologiche profonde che alimentano tali meccanismi, che ci aiuti a far salire la nostra autostima indipendentemente dalla presenza di un partner nella nostra vita, che ci aiuti a vivere serenamente nella solitudine e stare quindi bene con noi stessi.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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