Scopriamo insieme il mito di Narciso, un ragazzo dal bellissimo aspetto che ha ispirato, secoli dopo, le teorie psicologiche sul Narcisismo
© A cura di Dott. Marco Magliozzi e di Dott. Stefano Francavilla
Narciso è un personaggio della mitologia greca, famoso per la sua bellezza e per provare amore unicamente per sé stesso, tale da innamorarsi del suo viso riflesso nell’acqua di uno stagno.
Dal mito di Narciso sono state poi tratte numerose teorie psicologiche, riguardanti i tratti di personalità narcisistici e il disturbo narcisistico di personalità.
Il racconto di Ovidio
A raccontarci questo mito è il poeta romano Ovidio.
Narciso è il figlio del dio del fiume Cefiso e della ninfa Liriade. Dotato di grande bellezza, egli faceva innamorare chiunque lo guardasse, uomo o donna, giovane o anziano. Ma Narciso, orgogliosamente, respingeva chiunque, provando amore nient’altro che per sé stesso.
Un giorno, la ninfa Eco seguì Narciso tra i boschi, desiderosa di rivolgergli la parola. Purtroppo, a causa di una punizione infertale dalla dea Giunone, ella era incapace di parlare per prima, perché costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto.
Narciso, quando sentì dei passi seguirlo, gridò: “Chi è là?”, ed Eco rispose: “Chi è là?” e così continuò per diverso tempo, fino a quando la ninfa non prese coraggio mostrandosi al ragazzo, correndo ad abbracciarlo. Narciso, però, la allontanò immediatamente in malo modo, dicendole di lasciarlo solo. Eco, con il cuore infranto, trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, gemendo per il suo amore non corrisposto, finché di lei rimase solo la voce.
La dea Nemesi, venendo a conoscenza dell’accaduto, decise di punire Narciso. Con l’inganno, lo condusse presso uno stagno, dall’acqua talmente limpida e pulita che chiunque poteva specchiarvisi come se fosse stato davanti un vero specchio. Quando infatti il ragazzo vide la propria immagine riflessa, se ne innamorò perdutamente, senza rendersi mai conto che fosse lui stesso.
Comprendendo di non poter mai veder corrisposto quell’amore, si lasciò lentamente morire sulle rive dello stagno, struggendosi inutilmente.
Si narra che, in seguito, sul luogo dove egli morì nacque un bellissimo fiore, che prese il nome di narciso.
Narcisismo in psicologia
Il primo autore a utilizzare il termine “narcisismo” nel mondo della psicologia fu Havelock Ellis, un sessuologo inglese, che nel 1898 lo usò in un suo studio sull’autoerotismo, in riferimento alla masturbazione eccessiva.
Nel 1911, Otto Rank, filosofo e psicoanalista, pubblica il primo scritto psicoanalitico specificamente centrato sul narcisismo, collegandolo alla vanità e all’auto-ammirazione.
Nel 1914, Sigmund Freud, psichiatra, psicoanalista e padre della psicoanalisi, pubblica un saggio sul narcisismo, intitolato Introduzione al narcisismo.
Attualmente, col termine “narcisismo” si viene a indicare l’amore, spesso esagerato, che una persona prova per la propria immagine e per sé stessa, unito a specifiche caratteristiche personologiche quali marcato egoismo, auto-riferimento, tendenze al controllo altrui e alla manipolazione.
Quando questi tratti di personalità assumono tonalità patologiche, si parla di Disturbo Narcisistico di Personalità.
Il significato simbolico del mito di Narciso
Il mito di Narciso ci racconta il tema della mancanza di autostima. Il giovane, bello e attraente, in realtà, nel profondo, rifugge da qualsiasi contatto umano. L’orgoglio serve a mascherare un vuoto interiore, un’insicurezza dell’animo, un’incapacità di relazionarsi con gli altri, se non unicamente con sé stessi.
Narciso è un personaggio alla continua ricerca di sé, una ricerca impossibile senza il confronto con l’altro.
Il nostro Io e la nostra identità sono infatti un delicato mix tra ciò che noi realmente siamo e ciò che appariamo all’esterno, riflettendoci nei punti di vista delle altre persone.
Amando solo sé stesso, Narciso si innamora unicamente della propria immagine riflessa, illudendosi che, attraverso tale amore, potrà riempire il suo vuoto interiore e portare a compimento la sua ricerca di realizzazione.
La ninfa Eco, inoltre, rappresenta simbolicamente l’amore senza dialogo, un sentimento non corrisposto a causa di barriere linguistiche. L’amore, per farlo perdurare, deve essere veicolato attraverso una sana e funzionale comunicazione, dinamica che non prende vita nel mito a causa della maledizione inflitta alla ninfa dalla dea Giunone.
Conclusioni
Il mito di Narciso vuole insegnarci quanto sia fondamentale l’interazione con l’altro pur di ricercare la nostra vera Identità. Innamorarsi solo e unicamente della propria immagine, allontanando chiunque per paura di soffrire, preclude ogni tentativo di realizzazione, portandoci ineluttabilmente verso una morte interiore.
I narcisisti, al giorno d’oggi, vivono una profonda insicurezza, bassa autostima e, inconsciamente, rifiutano di legarsi emotivamente a un’altra persona o tendono a controllarla e manipolarla pur di non soffrire.
Tale dinamica li fa apparire come fortemente egoisti, freddi di sentimenti, saccenti e auto-referenziali, incapaci di creare e mantenere relazioni amorose. Tutto ciò, invece, serve solo a mascherare un’abissale sofferenza interiore.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi e di Dott. Stefano Francavilla
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