La mascolinità tossica rappresenta l’esasperazione dello stereotipo dell’uomo forte e insensibile: vediamo insieme in cosa consiste.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Con il termine mascolinità ci si riferisce a quell’insieme di caratteristiche fisiche, psicologiche, comportamentali, caratteriali ed emotive tipiche del genere maschile.
In termini generici, possiamo associare al concetto di mascolinità qualità come: virilità, forza fisica, indipendenza, capacità di comando, assertività, sicurezza e coraggio.
Ma ne esiste una tipologia tossica? Assolutamente sì.
Il primo autore a parlarne fu uno psicologo, Shepherd Bliss, il quale pubblicò un articolo nel Journal of School Psychology negli anni ’80, definendola: “l’insieme dei tratti regressivi, dal punto di vista sociale, usati per favorire il dominio, la svalutazione delle donne, l’omofobia e una violenza priva di ragione”.
La mascolinità stereotipata
Tutti ricordiamo la voce narrante del famoso spot televisivo che diceva: “per l’uomo che non deve chiedere mai!”.
Quante volte, ancora, abbiamo sentito frasi del tipo: “un uomo non deve piangere”, oppure, “non fare la femminuccia”.
Alcuni uomini vivono infatti il tabù della sensibilità e dell’emotività, convincendosi, magari a causa dell’educazione ricevuta o delle esperienze di vita, che esternare il proprio mondo interiore sia sbagliato e controproducente.
In molti contesti esiste una cultura ancora troppo patriarcale, che propone un modello di mascolinità stereotipata che prevede l’immagine dell’uomo perennemente forte, invulnerabile e sicuro e che deve ergersi un gradino più in alto rispetto alle donne, in una posizione dominante.
Come è facile intuire, tutto ciò, nel lungo periodo, potrebbe provocare anche difficoltà di relazione con queste tipologie di uomini, sia in campo sentimentale, sia amicale, sia lavorativo.
Le caratteristiche della mascolinità tossica
Possiamo parlare di mascolinità tossica quando un uomo, pur di sentirsi tale e di sentirsi riconosciuto, esaspera le caratteristiche proprie del suo genere, cercando di soddisfarle anche a costo di svalutare e far del male a chi lo circonda.
Quali sono le caratteristiche di questi uomini:
- non mostrano le proprie emozioni né la loro sensibilità;
- mostrano sempre di avere coraggio, di essere forti, ignorando la paura o facendo finta di non provarla;
- appaiono inscalfibili, prendendo decisioni in maniera autoritaria;
- basano i propri rapporti interpersonali (non solo di coppia) su valori quali il rispetto e il dominio;
- cercano di apparire sempre virili e fisicamente in forma;
- devono essere sempre prestanti sessualmente, dando la colpa al partner nei casi di difficoltà.
Inoltre, gli studiosi hanno racchiuso in tre parole chiave il concetto di mascolinità tossica:
- Durezza: essere fisicamente forti e prestanti, aggressivi e duri;
- Anti femminilità: rifiuto di tutto ciò che è femminile, quali gusti, passioni, hobbies, ma anche tratti caratteriali tipici del genere, come il chiedere più facilmente aiuto o il mostrare le emozioni;
- Potere: preconcetto che solo grazie a una posizione di potere (status sociale o ruolo di dominio nella coppia) è possibile ottenere rispetto.
Cosa nasconde in realtà un maschio tossico?
Anche se apparentemente un uomo che esaspera le proprie caratteristiche mascoline potrebbe sembrare, ad occhi poco allenati, forte, deciso e sicuro, in realtà nasconde molte fragilità.
Questi uomini, infatti, hanno serie difficoltà a connettersi emotivamente sia con sé stessi sia con il prossimo, e questo, ahimè, è un limite molto grave, non di certo un vanto.
Evitano il confronto, in quanto esso rappresenta il mettersi in discussione, ovvero mettere a nudo insicurezze, indecisioni, dubbi. Per questo preferiscono essere autoritari e prendere scelte anche per il partner o per chi li circonda, senza chiedere la loro opinione.
Infine, essi vivono una totale incapacità di richiedere aiuto, in quanto è visto come un sinonimo di debolezza. Affrontano, quindi, da soli i propri demoni interiori, senza mai esternarli, vivendo costantemente in uno stato di sofferenza, anche se ben nascosta.
Le conseguenze della mascolinità tossica
La mascolinità tossica può provocare gravi conseguenze, sia a chi circonda l’uomo tossico sia all’uomo stesso.
In primis, quindi, il diretto interessato rischia di sentirsi letteralmente schiacciato da tutta una serie di aspettative, impossibilitato a soddisfarle appieno, faticando anche a distaccarsi da un modello di genere così rigido.
Tutto ciò, nel lungo termine, potrebbe portarlo a una chiusura emotiva ancora più accentuata, ad aumentare la rabbia e l’aggressività, creare stati di ansia o altri disturbi psicologici gravi, quali la depressione.
Il prossimo, inoltre, rischia di subire tali caratteristiche tossiche, magari vivendo violenze psicologiche e fisiche.
Pensiamo magari a un partner costretto a sperimentare, costantemente, la presenza di un uomo con il quale il confronto e il dialogo sono impossibili, con il quale, pur di sopravvivere, si è costretti ad abbassare il capo e rispettare ogni sua decisione e accettare, passivamente, anche stati d’animo di rabbia, aggressività e malumori.
Mascolinità tossica e psicoterapia
La terapia, in questi casi, può essere rivolta sia a chi vive direttamente la mascolinità tossica sia a chi lo circonda, ad esempio un partner.
Per questi uomini, fare introspezione è davvero difficile. Molto spesso è grazie agli amici, o a un parente, che pian piano riescono ad aprire gli occhi e uscire da questa spirale di autoconvincimento deleterio. Da quel momento in poi, potrebbero richiedere aiuto e rivolgersi perché no a uno psicologo, con il quale iniziare un percorso di “depurazione” da questa tossicità.
Un consiglio rivolto ai partner: evitate di cercare di cambiare a tutti i costi l’uomo tossico che avete vicino. Chiedete aiuto, piuttosto, soprattutto se vivete situazioni difficili, pericolose o già caratterizzate da violenze psicologiche o fisiche.
Lasciate l’onere agli esperti, prendetevi cura di voi. La vostra vita è più importante.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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