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Carl Gustav Jung: l’inconscio collettivo

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Scopriamo insieme uno dei più grandi pilastri della psicologia: Carl Gustav Jung, il padre della psicologia analitica e teorizzatore dell’inconscio collettivo

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Carl Gustav Jung è stato un medico-psichiatra svizzero, riconosciuto come il padre della psicologia analitica, fautore dell’interessantissima teoria dell’inconscio collettivo e uno dei più grandi allievi di Sigmund Freud.

E’ considerato come uno dei maggiori autori nel campo della psicoterapia: le sue idee sono infatti ancora oggi fonte di ispirazione e utilizzate da moltissimi professionisti nella loro pratica clinica.

La vita di Jung (in breve)

Carl Gustav Jung nasce il 26 luglio 1875 a Kesswil (Svizzera).

Nel 1895 si iscrive alla facoltà di Medicina dell’Università di Basilea, laureandosi nel 1902 e approfondendo, fin da subito, il suo interesse verso la psicopatologia.

Già da prima di conseguire la laurea, nel 1900 inizia a lavorare all’istituto psichiatrico di Zurigo, per poi passare, nel 1905, all’Università di Zurigo come docente.

Nel 1907 conosce Sigmund Freud, che già in quegli anni si era distinto nel campo della psichiatria con i suoi studi e libri pubblicati sull’isteria e l’ipnosi, dando vita ai primi scritti sulla psicoanalisi.

Con Freud nasce una profonda amicizia e rispetto professionale, tanto che il medico austriaco poneva in Jung grandissime speranze, considerandolo come il suo “erede”.

Carl, però, aveva già sviluppato una sua differente concezione della psiche, che per molto aspetti si discostava dalle teorie freudiane.

La principale causa della rottura tra i due medici fu il rifiuto, da parte di Jung, della visione sessuale-centrica di Freud, ovvero il porre l’istinto sessuale come causa scatenante di molti comportamenti umani.

A seguito di questo allontanamento dalle teorie psicoanalitiche, Carl dà vita alla psicologia analitica, la quale considerava la natura umana come il risultato sia di esperienze personali basate sulla storia individuale sia legate all’appartenenzaal genere umano, che porta quindi dentro di noi la ricca e sconfinata eredità genetica della nostra specie.

Jung si dedica, da quel momento, principalmente all’attività di psicoterapia privata, fino al 1944, anno nel quale si trasferisce a Basilea, lavorando come docente all’università.

Il 6 maggio 1961 si spegne a Kusnacht (nei pressi di Zurigo).

La personalità secondo Jung

Secondo Jung, la nostra personalità può essere suddivisa in quattro istanze:

L’inconscio collettivo

L’inconscio collettivo è senza dubbio la teoria più attraente della psicologia analitica.

Secondo Jung, ogni essere umano è legato profondamente all’eredità genetica dell’intera umanità.

Questo enorme mondo contiene tutta la storia del nostro passato come esseri umani, lo sviluppo evolutivo dell’uomo accumulatosi in seguito alla ripetute esperienze di innumerevoli generazioni.

Ad esempio, ogni bambino, anche se molto piccolo, reagirà al fuoco con sorpresa e occhi spaventati, nonostante non lo abbia mai visto prima d’ora. Dentro di sé è infatti attiva la conoscenza ereditata del fuoco, percepito come fonte sì di calore ma anche di pericolo.

L’esperienza personale è, dunque, influenzata dall’inconscio collettivo attraverso un’azione diretta sul comportamento, sui pensieri e sulle emozioni.

All’interno di questo gigantesco calderone esistono gli Archetipi, ovvero forme simboliche universali, dotate di significato e che generano in ognuno di noi immagini, visioni, sensazioni e vissuti e che sono comuni a tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro cultura di appartenenza e conoscenza personale.

Gli Archetipi si mostrano spesso attraverso i sogni: quante volta ci sarà capitato, ad esempio, di sognare un serpente? Il serpente è un archetipo, simbolo di trasformazione. Che la persona sognante viva in Europa, Asia, Africa, America od Oceania, poco importa, questo animale veicola inconsciamente lo stesso significato per qualsiasi essere umano, proprio perché è un simbolo ereditato e contenuto nell’inconscio collettivo.

Curiosità: il libro rosso di Jung

Qualsiasi appassionato di psicologia avrà sicuramente sentito parlare del Libro Rosso di Jung, un’opera misteriosa, quasi esoterica, pubblicata postuma nel 2009, nonostante sia stato finito di scrivere nel 1930.

Il Libro Rosso, noto anche bome Liber Novus, è infatti il testo più conosciuto ad oggi del medico svizzero: Jung iniziò a scriverlo a seguito di una crisi esistenziale, che lo portò vicino alla psicosi. In questo libro l’autore dà voce a tutto il suo mondo interiore, fatto di sogni, visioni, contenuti inconsci, immagini fantasiose.

Un vero e proprio viaggio all’interno della psiche, che portò Jung a lottare con i propri demoni: un esempio, pratico, di scrittura terapeutica.

Il contributo di Jung alla psicologia moderna

Il contributo di Jung alla psicologia moderna è senza dubbio importantissimo.

Il medico svizzero ha infatti posto l’enfasi non solo sulle forze psichiche individuali ma anche sull’influenza, notevole, delle dinamiche inconsce frutto della storia del genere umano.

Siamo individui che fanno parte di un’enorme famiglia, che vanta milioni di anni di storia che non possono essere ignorati.

La psicoterapia junghiana, oggi, pone infatti l’attenzione sull’integrazione dell’inconscio personale e quello collettivo, aiutando le persone a far “pace” con la propria parte Ombra, accettarla e integrarla nella psiche.

L’obiettivo finale è quello dell’individuazione del Sé, intesa come ritrovamento della nostra profonda identità.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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Immagine di copertina: Foto di fszalai da Pixabay




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