Oggi, 19 marzo, è la Festa del Papà: scopriamone insieme le origini e analizziamo il valore psicologico della figura paterna.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Le origini della Festa del Papà
In Italia, la Festa del Papà viene festeggiata il 19 marzo di ogni anno, in quanto, secondo la credenza popolare, questa data coincide con la morte di San Giuseppe, padre putativo di Gesù e considerato simbolo della figura paterna.
Alcuni studiosi ritengono che le radici della Festa del Papà siano in realtà ben più profonde e legate alla tradizione romana. Il 19 marzo di ogni anno, infatti, i romani festeggiavano le baccanali, cioè una sorta di banchetti per i più poveri organizzati dalle donne.
Il valore psicologico della figura paterna
Cosa significa essere papà oggi?
La paternità è un vissuto psicologico, un’esperienza emotiva senza pari. Anche se vi è un’assenza di cambiamenti fisici (a differenza della madre che porta in grembo un bambino per 9 mesi), ogni futuro padre vive l’ansia dell’attesa, dubbi sulla sua preparazione come genitore, preoccupazioni di ogni genere e inizia a coltivare anche grandi aspettative per il futuro.
Questo ruolo, dunque, non implica solamente l’essere stati protagonisti attivi di una procreazione, bensì ricopre una funzione sociale ed educativa di enorme portata.
Inconsciamente, inoltre, la figura paterna è da sempre legata a un ruolo autoritario, un po’ più “lontano” emotivamente e fisicamente dal figlio rispetto a una madre. Questa dinamica genitoriale è dovuta a una tradizione millenaria, che fonda le sue radici nella natura mammifera dell’uomo e in convenzioni culturali e sociali, che vedono dunque la madre come figura accudente e il padre esclusivamente come “capobranco” e colui che contribuisce economicamente al mantenimento della famiglia.
Oggi, invece, il coinvolgimento degli uomini moderni alla crescita della prole è più assiduo e più concreto. Secondo moltissimi studi, i papà di oggi si concedono molto di più ai figli piccoli (3-10 anni) rispetto al passato, giocando anche con loro (60% dei casi).
La presenza maschile riequilibra, inoltre, l’apporto educativo che i due genitori offrono ai bambini: l’una per coltivare la forza interiore, l’altro per sfidare il mondo.
Il padre, dunque, ha il compito di tramandare qualità etiche di lealtà e giustizia, di fungere da guida e da regolatore.
Anche i padri possono accudire
In un’interessantissima ricerca dell’Università di Bar-Ilan condotta dalla ricercatrice Ruth Feldman, è stato studiato un campione di uomini, composto da padri, mariti, neosposi, single, futuri genitori. Analizzando il loro elettroencefalogramma, si è scoperto che le aree cerebrali coinvolte nell’accudimento sono molto reattive, mostrando un grado di attivazione maggiore rispetto a quello della figura materna. Questo dato a sorpresa è da attribuire a una propensione alla paternità innata e a un cambiamento del ruolo genitoriale maschile avvenuto negli anni, più legato all’accudimento e meno all’autorevolezza.
Conclusioni
Essere papà oggi non è facile. In una società in cui esistono moltissime famiglie separate, oppure con genitori “single” che crescono da soli un figlio, la figura paterna sta assumendo sempre più un ruolo integrato. Essere padre significa saper ricoprire anche una funzione materna, legata all’accudimento e all’emotività. Papà, dunque, tuttofare, autorevoli e amorevoli allo stesso tempo.
Auguri quindi a tutti i papà che vivono con sempre maggiore consapevolezza il loro ruolo, ma auguri anche a tutti quelli che nel loro quotidiano ci fanno sorridere, come quelli un po’ maldestri, che portano i figli a scuola in pantofole!
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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