Bufale e Fake News girano sui social da tempo immemore. Ma come mai molte persone ci credono? Quali meccanismi psicologici si attivano?
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Con il termine bufale o fake news ci riferiamo a notizie tendenziose e/o false, diffuse e condivise generalmente attraverso i social, spesso connesse a specifici argomenti o accadimenti di rilevanza internazionale.
Di esempi ne abbiamo moltissimi, per ultimo la fake news che riguarderebbe l’obbligo di sottoscrivere un abbonamento mensile a Facebook dal costo di 4.99 dollari, notizia (inutile dire falsa!) che ha smosso letteralmente le masse, portando tante persone a pubblicare un post copia-incolla sulla loro bacheca virtuale, nel quale comunicano il diniego a effettuare tale pagamento e negano a Facebook la possibilità di utilizzare informazioni, foto e quant’altro.
Come mai crediamo alle fake news?
I meccanismi psicologici che sorreggono le fake news sono molteplici. Alla base, si attiverebbe un processo di economia cognitiva, ovvero una modalità a risparmio energetico della nostra mente, che la renderebbe molto più propensa ad accogliere notizie false. Vediamo insieme questi meccanismi:
- Credibilità della fonte: molte fake news arrivano direttamente dai nostri contatti diretti. Inconsciamente, senza pensarci troppo, creiamo un collegamento tra veridicità della notizia e veridicità della fonte. Essendo un nostro parente/amico/collega di lavoro/partner a noi molto vicino, diamo per scontato che la notizia sia vera poiché giunge da una persona di fiducia e non attiviamo, quindi, un filtro analitico e critico.
- Pigrizia nel vagliare la notizia: se qualcun altro ha già analizzato la notizia e l’ha pubblicata sui social, perché dovremmo farlo anche noi? Si attua, in questo caso, un altro collegamento mentale: se qualcuno ha già lavorato per noi, ha già studiato l’argomento, ha già diffuso l’informazione, questa sarà sicuramente veritiera.
- Attrazione per l’inverosimile: le fake news, molto spesso, sono costruite con l’obiettivo di attirare l’attenzione! La nostra mente, del resto, ha un’innata attrazione verso l’inverosimile e tende quindi a focalizzare le energia proprio su questo genere di notizie. Ecco perché le bufale hanno a che fare spesso con argomenti pseudoscientifici, per loro natura indubbiamente interessanti ma non per questo veritieri.
- Ripetitività della notizia: la reiterazione e viralità hanno un ruolo fondamentale nel giudizio di credibilità di un’informazione. Nella pratica, quanto più sentiamo ripetere una notizia tanto più aumentano le probabilità che diventi per noi reale. Ripetitività diventa quindi sinonimo di verità.
- Semplicità della notizia: le fake news sono spesso veicolate in maniera semplice e comprensibile da tutti, a differenza di altre notizie più complesse da capire ma validate magari da ricerche e fonti attendibili. La semplicità nella lettura e nella comprensione rende quindi la bufala più attraente.
- Conformismo sociale: ognuno di noi vive in una comunità di persone oggettivamente ristretta rispetto alla totalità. Nonostante questo, si instaura in alcune persone la falsa convinzione che il pensiero di una singola comunità rappresenti invece il pensiero collettivo a livello globale. Nella mente, quindi, si attiva un meccanismo (molto pigro) che ci induce a pensare che se anche 100 persone la pensino in un modo, queste 100 persone posseggano la verità assoluta a differenza delle altre 8 miliardi che popolano il pianeta.
- Principio dell’ignoranza pluralistica: quando ci si confronta con un comportamento diffuso in un gruppo, come può esserlo la condivisione di una notizia, ciascuno pensa che gli altri abbiano più informazioni. In questo modo le persone osservano il comportamento altrui per regolare il proprio, senza riflettere sul fatto che ciascuno utilizza la medesima strategia. In sintesi: nessuno si prodiga ad approfondire e studiare maggiormente la notizia, poiché dà per scontato che l’altro ne sappia già di più.
- La trappola dell’algoritmo dei social: i social diffondono le notizie non in maniera uniforme ma soggettiva, a seconda delle parole chiave che il singolo utente cerca sul web. L’algoritmo, quindi, tenderà a riproporre sempre gli stessi contenuti, attivando un circolo vizioso. Essendo, come visto, il cervello molto pigro, darà per vera la prima notizia che appare sulla nostra bacheca, senza attivare invece una sana e critica ricerca.
Fake News e personalità: chi sono le persone attratte dalle bufale?
Esiste una categoria di persone attratta dalle bufale? Difficile dirlo.
Sicuramente, possiamo escludere il livello di istruzione: le fake news colpiscono tutti, indistintamente. Poco importa, quindi, se si è laureati o si ha la terza media, se si è acculturati o poco acculturati.
Tendenzialmente, coloro che credono a tali notizie hanno una predisposizione personologica specifica, che li porta a credere che il possesso di informazioni potenzialmente rare, non convenzionali, “segrete”, li faccia sentire speciali o più intelligenti rispetto alla massa.
Secondo alcuni studiosi, le fake news troverebbero terreno fertile soprattutto in soggetti con forti tratti narcisistici (Landian, 2017), i quali attraverso di esse si sentirebbero unici e attrattivi.
Infine, altri studiosi (Moulding, 2016) hanno individuato una correlazione tra bufale e variabili come all’alienazione, l’impotenza, l’assenza di norme e il distacco dalle regole sociali.
Come difendersi dalle fake news?
Difendersi dalle fake news è possibile, ma richiede impegno cognitivo e una mente allenata. Il nostro cervello, infatti, è impostato “di fabbrica” in modalità risparmio energetico. Il nostro compito è quello di svegliarlo e attivare così un’analisi critica e costruttiva delle notizie che leggiamo.
Come visto, le trappole su internet sono molteplici e tante persone, anche le più acculturate, possono caderci.
- Fact checking: la prima strategia è quella del fact checking. Ogniqualvolta leggiamo una notizia nuova, assicuriamoci che la fonte sia affidabile e che la persona che l’ha condivisa sia competente. Inutile dire che né la bacheca Facebook di un nostro amico né la chiacchiera al bar rientrano nella categoria “fonte affidabile”.
- Mantenere la riserva: fino a quando la notizia non sia verificata, sarebbe utile mantenere una saggia e dignitosa riserva sui fatti appresi. Inutile pubblicarli, diffonderli, condividerli. Rischiamo di innescare un meccanismo di disinformazione, difficile da debellare.
- Meglio sembrare ignoranti che finti intelligenti: se non riusciamo a comprendere appieno una notizia o a trovare valide fonti attendibili, meglio ignorarla e chiedere magari spiegazioni a chi sia più competente di noi. Domandare per capire è sinonimo di intelligenza, dare per scontato invece tutt’altro.
- Comprendere come mai le fake news ci attirano così tanto: se sentiamo di avere un’innata attrazione verso le fake news, forse dovremmo chiederci il motivo. Mettere a nudo i meccanismi psicologici e lavorare per disinnescarli, potrebbe essere un utile passo verso una maggiore consapevolezza.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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