Scopriamo insieme l’ultima creazione della Disney, il film d’animazione “Encanto”, attraverso un’analisi psicologica della storia e dei personaggi principali.
A cura di Sara Alicandro – scrittrice, cinefila e saggista dello spettacolo
Supervisione e approfondimenti: Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Encanto è l’ultimissima creazione della Disney, nonché già vincitore del Golden Globe come miglior film d’animazione nel 2022.
Il primissimo consiglio è, come sempre, quello di gustarlo in lingua originale, sia per apprezzare al meglio le molte gag presenti – davvero esilaranti e che risultano un po’ forzate tradotte in altre lingue – sia perché l’adattamento in italiano delle canzoni del genio creativo Lin-Manuel Miranda è stato, ahimè, non molto riuscito.
Alcuni testi, infatti, sono davvero impossibili da tradurre senza tradirne il significato originale.
Un accenno alla storia, senza troppi spoiler
La famiglia colombiana dei Madrigal è stata benedetta con un “miracolo”: dopo la morte di abuelo (nonno) Pedro, la moglie – rimasta sola con i tre gemelli neonati Pepa, Bruno e Julieta – ha visto comparire dal nulla una casa magica, che li avrebbe ospitati per sempre, in cambio della promessa di mantenere vivo il “miracolo” attraverso le generazioni. Come?
A ogni membro della famiglia viene infatti conferito un dono all’età di cinque anni, un dono che ognuno avrà il dovere di utilizzare per essere utile agli altri, per sempre. Solo così il miracolo viene nutrito e mantenuto stabile.
I primi a ottenerlo sono stati proprio Pepa, Julieta e Bruno, che hanno ricevuto rispettivamente: la capacità di controllare i fenomeni atmosferici attraverso il proprio umore, l’abilità di guarire i malati/infortunati con un pasto e il dono di predire il futuro.
Ma, allo stato attuale, un mistero aleggia sui Madrigal e sulla casita: Bruno è sparito da anni, rinchiuso in un’ala non frequentata della casa e Mirabel (la figlia minore di Julieta) non ha mai ricevuto alcun dono. L’unico caso in tutta la famiglia.
Nonostante ciò, la situazione è rimasta più o meno stabile nel tempo… finché, dopo diversi anni, la casa perde parte della sua magia, diviene molto meno luminosa e a inizia riempirsi di crepe. Mirabel, l’unica senza un dono, è però la sola che comincia a preoccuparsi della situazione, essendo inoltre circondata da una famiglia che non le crede e che non dà peso al susseguirsi di questi eventi.
Così, la nostra protagonista, alla costante ricerca di un’approvazione che sembra non arrivare mai, decide che è suo dovere tentare di salvare il “miracolo” e si mette alla ricerca di una soluzione.
Cosa ci insegna Encanto?
Il sessantesimo capolavoro della Disney è una carezza sul cuore per tante, troppe persone che si ritrovano in una situazione simile a quella di alcuni personaggi della famiglia Madrigal.
Encanto ci racconta di come alcune dinamiche familiari tossiche e opprimenti possano farci sentire sbagliati, fuori posto, senza ruolo.
Oltre a Mirabel, che non ha mai ricevuto un dono ed è quindi considerata a priori come un intralcio da parte della nonna, ci sono Isabela, che appare come un’insopportabile primadonna ma che in realtà nasconde una profonda frustrazione frutto dell’aspettativa di essere sempre perfetta; Luisa, una sorta di donna delle meraviglie, fortissima e (apparentemente) infrangibile e che va in crisi quando il suo dono inizia ad affievolirsi; e, infine, Bruno, ritratto da tutti come una sorta di stregone malvagio e sadico, ma che in realtà è un uomo dolcissimo e fragile, che si è chiuso in sé stesso per il timore che il suo dono potesse distruggere la famiglia.
Conclusioni
A volte, è davvero facile credere a parole che ti fanno sentire inadeguato quando a pronunciarle è qualcuno della tua famiglia, sangue del tuo sangue; è come se fossero oro colato, la Bibbia della vita.
E invece no: ognuno di noi è unico, ognuno di noi ha un dono da consegnare al mondo, e ognuno di noi a modo proprio. Non esiste giusto o sbagliato, migliore o peggiore.
E visto che è appena terminato il Festival di Sanremo, chiudiamo con quello che ci ha insegnato la nostra Drusilla Foer: non siamo tutti diversi, siamo tutti unici. La parola “diverso” crea solo distanza.
Siamo vicini nella nostra unicità.
A cura di Sara Alicandro – scrittrice, cinefila e saggista dello spettacolo
Supervisione e approfondimenti: Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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