Scopriamo insieme cosa sono le emozioni e la loro suddivisione in primarie e secondarie, grazie agli studi di Paul Ekman
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Per emozione si intende una serie di cambiamenti e modificazioni che avvengono nel nostro corpo e nella nostra mente, quindi sia a livello fisiologico sia cognitivo, unite a reazioni comportamentali e alterazioni della mimica facciale.
Ad esempio, la paura genera tachicardia improvvisa, tensione muscolare, bocca spalancata, occhi sbarrati, pensieri negativi e azioni come fuggire, gridare o attaccare per difendersi.
Le emozioni ci accompagnano costantemente durante le nostre giornate e si attivano numerose volte, stimolate sia da nostre dinamiche interne (ad esempio pensare a un bel ricordo) sia da dinamiche esterne (ad esempio incontrare un caro vecchio amico dopo tanto tempo).
Gli studi di Paul Ekman
Moltissimi studiosi e ricercatori hanno cercato di formulare numerose teorie psicologiche riguardanti le emozioni. A mio parere, l’antropologo e psicologo americano Paul Ekman è stato colui che è riuscito a categorizzarle nel modo migliore e a descriverle in maniera molto chiara e fruibile a tutti.
Ekman, grazie a decenni di ricerca, ha osservato e analizzato il comportamento di moltissimi individui inseriti in altrettante numerose tribù indigene in tutto il mondo, scoprendo che tutti gli esseri umani – e alcune specie di primati – condividono le stesse emozioni, definite primarie, indipendentemente dal loro luogo d’origine, dalla cultura di provenienza, dall’educazione ricevuta, dalle esperienze di vita.
Le emozioni primarie
Secondo Ekman, le emozioni primarie, ovvero quelle condivise da tutto il genere umano, insite nel nostro DNA, sono le seguenti:
- RABBIA: emozioni generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l’aggressività;
- PAURA: emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto a una situazione pericolosa, che lo porta a fuggire o ad attaccare;
- TRISTEZZA: emozione che si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto;
- GIOIA: stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri;
- SORPRESA: si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;
- DISGUSTO: risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica.
Esistono emozioni positive e negative?
Le emozioni primarie sono fondamentali per esperire il mondo in maniera completa, reagire alle situazioni efficacemente, vivere il proprio mondo interiore e gli altri in modo sano ed equilibrato.
Tutte le emozioni, infatti, sono di natura neutra, non sono buone o cattive, giuste o sbagliate, positive o negative: ognuna di esse ha uno scopo ben preciso, utile al nostro benessere.
Molto spesso, però, tendiamo a dare un giudizio di valore, bollando ad esempio la gioia come positiva o la tristezza come negativa: in realtà, entrambe sono necessarie per la nostra evoluzione, per lo scopo per il quale si attivano in quel preciso momento della nostra vita.
Le emozioni secondarie
Per emozioni secondarie si intende, inoltre, una categoria di emozioni che si origina dalla combinazione di quelle primarie, dall’interazione sociale, dalla cultura di appartenenza, dall’educazione ricevuta, e così via. Possono dunque cambiare da persona a persona, come intensità, modalità di espressione, durata, reazioni individuali e pensieri connessi.
Esse sono:
- DISPREZZO: mancanza di stima e disdegnato rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità morale o intellettuale;
- ALLEGRIA: emozione di piena e viva soddisfazione;
- INVIDIA: forte desiderio di avere ciò che l’altro possiede;
- VERGOGNA: emozione come conseguenza alla trasgressione, a un rimprovero, alla consapevolezza di aver commesso qualcosa di sbagliato;
- ANSIA: reazione emotiva dovuta al prefigurarsi di un pericolo ipotetico e futuro;
- RASSEGNAZIONE: accettazione passiva di un dolore, una sfortuna, di una situazione ritenuta immodificabile;
- GELOSIA: emozione che deriva dalla paura di perdere qualcuno o qualcosa che appartiene già al soggetto;
- SPERANZA: emozione che porta il soggetto a figurarsi eventi futuri in maniera positiva e ottimistica;
- OFFESA: reazione emotiva che sussegue la percezione di aver ricevuto un danno morale;
- NOSTALGIA: emozione che nasce da un desiderio di un luogo lontano, di una cosa o di una persona perduta o assente, di una situazione ormai finita che però si vorrebbe rivivere;
- MALINCONIA: emozione figlia della tristezza e della gioia, che nasce dal pensiero agrodolce al ricordo di un qualcosa/qualcuno di ormai perduto ma nello stesso tempo vissuto come positivo;
- RIMORSO o RIMPIANTO: emozione di turbamento che nasce dal pensiero di aver fatto qualcosa di sbagliato e dalla voglia di voler tornare indietro al momento precedente (rimorso) o di non aver fatto qualcosa che si sarebbe voluta fare e di voler tornare indietro per poterla invece fare (rimpianto);
- DELUSIONE: emozione figlia della tristezza, provocata dalla mancata realizzazione di un obiettivo, di un’aspettativa, di una speranza coltivata.
Per approfondire: ANEDONIA, l’incapacità di provare piacere
Vivere le emozioni in maniera sana
Le emozioni, per loro natura, hanno una durata immediata o comunque molto breve.
Viverle in maniera sana vuol dire saperle gestire, senza lasciarsi controllare e, soprattutto, senza prolungare oltre modo uno stato d’animo, soprattutto se questo comporta conseguenze negative.
Affermava Buddha:
Non rispondere quando sei arrabbiato, non fare promesse quando sei felice e non prendere decisioni quando sei triste.
Ad esempio, vivere per troppo tempo un’emozione di rabbia, potrebbe provocare conflitti, reazioni eccessive, aggressività, scelte sbagliate, e condizionare quindi la nostra vita.
Le emozioni, inoltre, rischiano di divenire croniche quando “dominano” le nostre giornate: una persona sempre arrabbiata diventerà irosa, sempre incline al litigio o all’aggressività; una persona sempre triste potrebbe sviluppare uno stato d’animo depressivo, priva di spirito di iniziativa e di forza d’animo; e così via.
Anche le emozioni vissute generalmente come positive, come la gioia o l’allegria, hanno bisogno di essere alternate con le altre: vivere eternamente in maniera gioiosa è sì un bellissimo sogno, ma a lungo andare potrebbe comportare dei deficit di vario genere, come ad esempio l’incapacità di prevenire i pericoli (grazie alla paura), l’incapacità di affrontare una discussione o conflitto (grazie alla rabbia), perdere la capacità di dare il giusto valore a cose a persone (grazie alla tristezza o alla sorpresa).
Ogni emozione è un messaggio
Da un punto di vista prettamente psicoterapeutico, bisognerebbe imparare a cogliere il messaggio che si cela dietro ogni emozione. Il nostro inconscio, inviandoci in un preciso istante proprio quell’emozione e non un’altra, vuole infatti comunicarci qualcosa.
Il nostro corpo, inoltre, è il veicolo perfetto delle emozioni: farfalle nello stomaco, brividi, tachicardia, mal di pancia, tensione muscolare, e così via, sono tutti messaggi fisiologici che andrebbero assolutamente ascoltati, utili per conoscere meglio sé stessi e il modo in cui reagiamo alle situazioni e facciamo esperienza del mondo.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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