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È possibile andare da due psicologi contemporaneamente? Sì e no.

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Alcune persone, che già seguono un percorso psicologico, potrebbero rivolgersi anche a un altro psicologo. Ma è possibile farlo? Chiariamo questo dubbio.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Molte volte, durante la mia carriera lavorativa, mi è capitato che alcune persone, già seguite da un collega psicologo, si rivolgessero a me per iniziare un percorso.

Questa richiesta, che va sempre analizzata e contestualizzata per comprendere i bisogni e le esigenze del paziente, ci apre diversi scenari, di natura etica, deontologica e terapeutica.

Cerchiamo di chiarire insieme questo dubbio.

Quando è utile rivolgersi a due psicologi contemporaneamente

Rivolgersi a due psicologi contemporaneamente non è sbagliato di per sé, anzi. Alcune applicazioni terapeutiche richiedono proprio la collaborazione di due o più professionisti.

Immaginiamo, ad esempio, un paziente che segue con uno psicologo un percorso individuale e con un altro un percorso di coppia.

Si lavora, in questo caso, su due obiettivi differenti: il primo focalizzato sul proprio benessere e la risoluzione di problemi personali, il secondo focalizzato sulle dinamiche relazionali.

Affiancare una terapia individuale a una di coppia può quindi avere un grande valore, in quanto può aiutare a sviscerare con il partner argomenti che altrimenti resterebbero nascosti, ostacolando il cambiamento.

I due psicologi, sempre nel rispetto del segreto professionale, potrebbero inoltre anche confrontarsi così da avere maggiori informazioni da utilizzare durante le sedute.

Altro esempio è quello delle psicoterapie di gruppo: come sopra, è possibile sia seguire un percorso individuale sia un percorso di gruppo, con due diversi professionisti.

In questo caso, il gruppo permette di confrontarsi con altre persone che hanno vissuto esperienze simili e trovare beneficio dalla condivisione all’interno di un luogo protetto.

Rivolgersi a più psicologi durante la fase di scelta iniziale

Un’altra abitudine di molti pazienti è quella di effettuare “prime” sedute con diversi psicologi, per poi decidere quale professionista sia più adatto alle proprie esigenze.

Una filosofia che, con qualche pro e contro, non mi sento di condannare: iniziare un percorso terapeutico non è mai facile, richiede forza, coraggio e impegno. E’ quindi importante che si sia convinti al 100% dello psicologo che si sceglierà, non solo a livello professionale ma anche umano e basandosi sul proprio sesto senso.

Il professionista deve, quindi, saper trasmettere sia competenza sia fiducia, ma anche sensibilità ed empatia.

Una volta scelto lo psicologo, però, è doveroso e consigliato affidarsi esclusivamente a lui/lei (almeno fino a quando lo si ritenga necessario), senza continuare la ricerca.

Iniziare un percorso individuale quando già ne viene seguito un altro

La situazione nella quale emergono i dubbi principali è quella che vede l’intenzione di iniziare due psicoterapie individuali contemporaneamente.

In linea generale, tale scelta non è consigliata. Percorsi portati avanti in parallelo possono infatti avere differenti metodologie di conduzione, differente setting, obiettivi che non coincidono o rischiano di “pestarsi i piedi” a vicenda.

Uno psicologo, ad esempio, potrebbe voler lavorare su una tematica che si sta già analizzando con l’altro, creando così confusione, oppure parlare di un argomento che, con l’altro professionista, si è deciso di sospendere o rimandare.

E’ come se decidessimo di seguire il parere di due differenti medici: uno ci consiglia un farmaco e il secondo un altro farmaco ancora. Cosa facciamo, li assumiamo entrambi? Non è proprio una saggia idea.

Non ritengo quindi utile seguire due terapie con due psicoterapeuti diversi, a meno che non ci siano esigenze precise e particolari.

Qualche eccezione…

Rivolgersi a un altro psicologo, nonostante si sia già seguiti individualmente, è possibile in un caso ben specifico: effettuare delle tecniche di rilassamento o tecniche terapeutiche ad hoc, che il primo terapeuta non ha le competenze per fare.

In tal caso, così come già accade in qualsiasi altro settore della salute (immaginiamo un medico dietologo che chiede il supporto di un medico allergologo e così via tanti altri esempi), il lavoro dei due professionisti può andare avanti in parallelo, chiarendo e confrontandosi sul percorso terapeutico.

La persona continuerà la sua terapia individuale assieme allo psicologo che già la segue, mentre potrebbe svolgere con l’altro utili tecniche di rilassamento o effettuare tecniche specifiche (es. Ipnosi Clinica o EMDR), sempre con la supervisione del primo collega.

Risvolti etici e deontologici

Come psicologo sono tenuto a seguire pedissequamente il codice deontologico degli Psicologi Italiani, che prevede, tra le tante cose, il rispetto del lavoro dei miei colleghi. Pertanto, ogniqualvolta una persona mi contatta e mi comunica di essere già seguita da un altro psicologo, ritengo doveroso in primis chiederle di parlare con il professionista dal quale sta andando e valutare prima di tutto se è d’accordo ed, eventualmente, di farmi contattare così da comprendere al meglio come strutturare un buon lavoro integrato.

Altre volte, invece, alcune persone mi comunicano al telefono, o di persona nel caso di primo incontro, di essersi rivolte a me perché non si trovano più bene con lo psicologo che le segue.

In questo delicato caso specifico, è importantissimo che il paziente chiuda prima il percorso con il collega, comunicandogli la sua intenzione, e solo dopo aver effettuato ciò sarà possibile iniziare sedute con un diverso professionista.

Personalmente rifiuto sempre di seguire persone che non abbiano terminato percorsi precedenti o che non abbiano avuto il via libera dal proprio psicologo, con il quale, inoltre, ritengo importantissimo parlare prima di procedere.

Il consiglio dello psicologo

Può capitare di percepire la necessità di volersi rivolgere a un altro psicologo.

Ciò accade soprattutto dopo tanti anni di psicoterapia, oppure quando si ha la sensazione di non star raggiungendo i risultati sperati o quando (e purtroppo capita) si è “rotto” qualcosa a livello relazionale/empatico con il terapeuta.

Il consiglio spassionato che do è, prima di tutto, quello di parlare il proprio psicologo: comunicategli i vostri dubbi, le vostre perplessità, non abbiate paura a dire che non vi trovate più bene o che non siete soddisfatti. Lo psicologo è un essere umano, non è onnisciente né perfetto, e, per quanto sia competente nel suo campo, può anche sbagliare e può optare per strade non risolutive.

Prima di rivolgervi a un altro professionista, quindi, prendetevi il vostro tempo per chiudere il percorso che avete iniziato. Portarne avanti due, come visto, non è consigliato.

Discorso diverso è quello dell’integrazione: se pensate che tecniche di rilassamento, ipnosi, EMDR o altre, possano essere utili, parlatene con il vostro psicologo e, solo dopo, eventualmente contattatene un altro. Il confronto tra colleghi, quando è etico e rispettoso, è sempre costruttivo.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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