Come mai, quando le cose ci vanno bene, ci convinciamo che prima o poi dovrà accadere qualcosa di negativo? È tutto nella nostra testa!
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Molte persone non sono abituate a stare bene e a passare lunghi periodi nei quali non accade nulla di negativo. Sono sempre sul chi va là, convinte che prima o poi dovrà accadere qualche imprevisto che gli rovinerà la giornata. E poi… puntualmente, capita qualcosa che conferma la convinzione, alimentando questo circolo vizioso di pensieri.
La mente è focalizzata, per natura, sul negativo
Se chiedessimo a qualcuno di raccontarci un ricordo felice, sarebbe costretto a pensarci qualche secondo. Se invece chiedessimo di raccontarci un ricordo triste, la persona impiegherebbe molto meno. Come mai? È tutto nella nostra testa: la mente, per sua natura, è focalizzata sui pericoli e sugli aspetti negativi della vita. È una questione di sopravvivenza, frutto di millenni di evoluzione, nei quali per anni siamo stati costretti a salvaguardarci dai predatori e dalle difficoltà.
Ecco perché, oggi, nonostante non esista più la necessità di sopravvivere alle insidie dell’ambiente e da animali feroci pronti ad azzannarci, abbiamo comunque conservato questa impostazione di fabbrica del cervello.
Come influisce tutto questo sulla nostra giornata?
Alcune persone, inconsapevoli di questo processo automatico della mente, vivono le loro giornate perennemente pronte a qualsiasi imprevisto, anche quando le cose sembrano andare bene. Non riescono a godersi la serenità, la pace, i momenti di spensieratezza, poiché convinte che, prima o poi, qualcosa andrà storto.
Un esempio pratico? Sono tre giorni che sembra che tutto vada bene e poi, all’improvviso, mi cade il cellulare per terra e si rompe il vetro. E da lì, ecco il via a numerosi pensieri quali: “ecco, lo sapevo! Non me ne va bene una! Non posso mai stare sereno per un po’ di tempo senza che accada qualcosa di negativo!”.
Ahimè, questo ragionamento però proprio non torna. Quale collegamento c’è tra i tre giorni di serenità e il telefono rotto? Nessuno! Già… eppure, per molti la mente crea delle connessioni forzate, alimentando la convinzione che tanto, a un certo punto, la negatività tornerà a far capolino nella vita, per forza di cose.
Tutto questo altro non fa che rovinare quei giorni sereni e tranquilli: non riusciamo a goderci il relax, le pause, i momenti di stacco dal lavoro, poiché siamo sempre guardinghi e sul chi vive. Un vero peccato!
Quali meccanismi alimentano tutto ciò?
Oltre alla già citata impostazione di fabbrica della mente, esistono altri meccanismi che alimentano questa spiacevole dinamica. Vediamoli insieme:
- Overthinking: letteralmente “pensiere troppo”, ovvero un’eccessiva produzione di pensieri, maggiore rispetto a quelli necessari e, soprattutto, focalizzati su preoccupazioni, ansie e paure;
- Mind Wandering: letteralmente “vagabondare della mente”, ovvero perdersi in una moltitudine di pensieri, spesso negativi;
- Bias della Negatività: concentrarsi solo sul negativo, convincendosi di essere sfortunati e falliti, attirandone ancora.
Il consiglio dello psicologo
Avere una mente impostata di fabbrica sul negativo non implica dover subire, per sempre, questa “maledizione”: grazie a un lavoro su sé stessi, è possibile spostare il focus dei nostri pensieri anche, e soprattutto, su tutti gli aspetti positivi della vita.
In questo modo, potremmo goderci davvero le nostre giornate, i nostri momenti di meritato riposo, relax e decompressione, con maggiore serenità e benessere.
Come fare? Un buon consiglio è quello di usare la terapia della scrittura: dedichiamo un preciso momento del giorno ai pensieri negativi, scriviamoli tutti su un foglio e lasciamoli andare. Dopodiché, ogni sera, appuntiamoci almeno tre accadimenti piacevoli della giornata (sicuramente ci sono, altro che no!).
Così facendo, alleneremo la mente a concentrarsi sul positivo e ad allontanarsi, man mano, dal negativo.
E se tutto ciò non dovesse funzionare, possiamo sempre parlarne con uno psicologo. Perché continuare a rovinarci la giornata quando c’è la soluzione?
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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