Sempre più coppie in Italia crescono figli unici: vediamo insieme i principali aspetti psicologici, legati allo sviluppo e all’educazione.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Secondo i recenti dati Eurostat, crescere un unico figlio è una scelta sempre più frequente: in Italia, infatti, ben una famiglia su due (52% per l’esattezza) rispetta questo dato, mentre in Europa la media è del 47%.
Le motivazioni sono molteplici: età dei genitori avanzata, difficoltà economiche, appartamenti piccoli, mancato supporto dei parenti, impegni lavorativi, separazione/divorzio della coppia genitoriale.
Ma esistono differenze sostanziali legate allo sviluppo psicologico e all’educazione? E’ vero quello che si dice in giro, ovvero che il figlio unico “cresce viziato” o “maleducato”? Sfatiamo un po’ di tabù e analizziamo nel dettaglio la situazione.
Un po’ di tabù da sfatare
Negli anni, si sono strutturate una serie di convinzioni legate ai figli unici, che vengono dipinti come viziati, desiderosi di vincere a tutti i costi, incapaci di gestire il fallimento, con meno risorse sociali in quanto cresciuti senza fratelli, non inclini alla condivisione, e così via.
Ma è davvero così?
Fortunatamente non sempre. La psicologia contemporanea, infatti, ha contribuito a sfatare questi falsi miti, sottolineando come alla crescita psicologica e caratteriale del figlio concorrano tante altre variabili, non solo la presenza o meno di fratelli.
Analizziamo insieme, quindi, i potenziali rischi e i possibili vantaggi dell’essere figlio unico, consapevoli di quanto scritto poco sopra.
I rischi dell’essere figlio unico
- Mancanza di autonomia: se i genitori aiutano il figlio in tutto ciò che fa, essendo l’unico sul quale investono le loro attenzioni, si rischia che cresca con meno autonomia e senso di indipendenza, con la pericolosa convinzione del “tanto c’è qualcun altro che lo fa per me”. Se reiterata per troppi anni, questa dinamica potrebbe portare l’adolescente e il futuro adulto a una serie di difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi e nella capacità di prendersi cura di sé stesso.
- Figlio come prolungamento dei genitori: una pericolosa dinamica è quella di proiettare sul figlio tutte le aspettative genitoriali. Il figlio unico diviene quindi il modo grazie al quale i genitori (o uno dei due) si sentono realizzati. L’esempio più comune è quello degli studi: io genitore non sono mai riuscito a laurearmi, quindi pretendo (direttamente o indirettamente) che mio figlio lo faccia per una mia personale soddisfazione.
- Solitudine e difficoltà relazionali: il figlio unico, non avendo fratelli o sorelle con i quali interagire, potrebbe vivere la solitudine e sviluppare difficoltà relazionali con i coetanei. Ciò accade principalmente quando il bambino non viene ben integrato in ambienti sociali idonei, come ad esempio un asilo nido o facendolo giocare con altri bambini, magari figli di amici di famiglia.
- Sindrome del bambino imperatore: una dinamica molto comune al giorno d’oggi è quella dei genitori che si “sottomettono” alle richieste del figlio. Il bambino diviene, quindi, l’imperatore della famiglia, crescendo viziato e con una necessità immediata di voler vedere soddisfatti i propri bisogni. Da adolescente/giovane adulto, il figlio unico potrebbe sviluppare disturbi della condotta, narcisismo, arroganza patologica.
I vantaggi del figlio unico
- Serenità e amore incondizionato: il figlio unico, per sua natura, non deve dividere con nessun altro l’amore dei genitori. Il bambino, quindi, crescerà senza quella sofferente sensazione di gelosia ed invidia, che spesso accomuna i fratelli/sorelle. Inoltre, le famiglie composte da più componenti sono più soggette a litigi e discussioni, quindi il bambino figlio unico potrebbe crescere in un ambiente più sereno e pacifico.
- Assenza di paragoni e di confronti: in alcune famiglie si instaura la discutibile abitudine del fare confronti e paragoni con altri fratelli. Questo non accade quando si è figli unici. Il bambino vive la propria vita senza dover “inseguire” o rispettare standard già scritti dai suoi fratelli, ma struttura un proprio cammino, indipendente e mai battuto da altri. La bravura dei genitori deve essere quella di supportarlo sempre, evitando il confronto e il paragone con altri bambini (es. cugini o amici).
- Maggiore autostima: il figlio unico sa che deve cavarsela da solo. Fin da piccolo, infatti, è “costretto” a giocare in autonomia, inventare passa tempi, risolvere problemi, affrontare sfide di ogni genere. Le ricerche in psicologia dimostrano che in media il figlio unico ha un livello di autostima superiore rispetto ai bambini con fratelli. Non avendo altri pari con cui mettersi a confronto, il figlio unico stabilisce alti standard con sé stesso e fa di tutto per raggiungerli.
- Maggiore fantasia e creatività: “costretto” a giocare spesso da solo, il figlio unico può sviluppare una grande fantasia e creatività, dando origine a storie, racconti, giochi di ruolo con i propri pupazzi e giocattoli.
Il ruolo dei genitori
Sottolineiamolo nuovamente: i rischi e i vantaggi sopraelencati sono potenziali, non sono verità assolute. Le variabili che sottostanno alla crescita psicologica, emotiva e comportamentale del bambino sono molteplici, di certo non solo legate alla presenza o meno di altri fratelli, ma spaziano dall’educazione ricevuta, alla presenza o meno di altri parenti/amici nella sfera familiare, dalla predisposizione genetica a sviluppare determinati comportamenti/caratteristiche di personalità, alla modalità di gestione di rimproveri e premi.
Essere genitori non è mai facile, non esiste il manuale del “genitore perfetto”, è altresì importante considerare i rischi legati alla crescita di un figlio. Sapere quali siano, aiuta di certo a prevenire lo sviluppo di eventuali comportamenti deleteri.
Bambini e psicoterapia
La psicoterapia non è solo per gli adulti, anzi. In età infantile, l’essere umano ha una capacità trasformativa elevatissima, una mente plastica e aperta al cambiamento come nessun altro.
Ecco perché, se ci si accorge che il proprio figlio sta sviluppando comportamenti o atteggiamenti pericolosi/disfunzionali, intervenire il prima possibile risulta fondamentale, così da lavorare con un essere umano privo di schemi rigidi (tipici degli adulti), convinzioni limitanti sulla vita, eccessivi traumi da risolvere.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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