A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Dall’8 marzo 2020 l’Italia si è trovata a fronteggiare una delle più grandi crisi della sua storia. Il coronavirus è, in tutto e per tutto, il nemico numero uno che gli italiani – e il mondo intero – stanno affrontando in questo periodo: un pericolo invisibile, poco conosciuto, che incute timore, paura e sconforto e che ci porta, direttamente e indirettamente, a guardare negli occhi l’oscuro volto della morte.
Il covid-19 ha costretto tutta la popolazione a modificare drasticamente le proprie abitudini di vita: reclusione forzata in casa, chiusura o semi-chiusura delle attività lavorative, riduzione totale delle relazioni interpersonali se non con i familiari conviventi, chiusura delle scuole e molto altro.
Oltre ai seri pericoli sul piano fisico che il coronavirus rischia di comportare, questa situazione reiterata nel tempo sta provocando nelle persone anche vari problemi dal punto di vista emotivo-psicologico: ansia, paure, sofferenze, preoccupazioni, problemi di coppia o familiari, timore per il futuro. Senza considerare le conseguenze interiori che ci saranno quando l’emergenza sarà terminata, frutto soprattutto di una nuova modalità di intendere le relazioni sociali e i contatti umani.
Collegandomi a questa analisi, mi torna in mente una leggenda giapponese che narra dell’abitudine di riparare gli oggetti rotti, aumentandone il valore. Quando ad esempio un vaso cade per terra e si rompe in vari frammenti, l’artigiano li riunisce tra di loro riempendo le spaccature con oro o argento liquido, donandogli un aspetto nuovo attraverso le preziose cicatrici. Ogni pezzo riparato di conseguenza è unico e irripetibile proprio grazie alle sue “ferite” e alle irregolarità delle decorazioni che si formano.
I giapponesi credono infatti che quando qualcosa subisce un trauma, una lesione, ne acquisisca valore e bellezza, divenendo ancora più prezioso sia esteticamente che interiormente. Questa particolare tecnica prende il nome di “Kintsugi”. L’oggetto quindi non viene buttato e rimpiazzato con uno integro, le crepe non vengono cancellate o nascoste, ma evidenziate, per renderle ancora più uniche.
Il coronavirus, senza mezzi termini, sta creando profonde ferite dentro ognuno di noi. Tutti, nessuno escluso, si stanno trovando a fare i conti con sé stessi, con le proprie aspirazioni, con la propria idea del futuro, con la paura della morte. La vita ci ha messo davanti ad una grandissima sfida, quella di stare a stretto contatto con la nostra parte più intima, più profonda, sempre, 24 ore al giorno. E nessuno è abituato a ciò. In parte, l’uomo occidentale, ha perso quella sana dose di introspezione.
Nella nostra cultura si tende infatti a nascondere, a occultare le rotture invece di esaltarne la nuova forma. Ciò che è rotto perde il suo valore.
Il mio monito, da psicologo-psicoterapeuta, è proprio quello di iniziare ad intendere la propria vita come un magnifico vaso con delle crepe, da riparare con cura e dedizione, affinché diventi unico, irripetibile, maestoso, ancor più di prima.
So bene quanto possa risultare difficile cogliere i lati positivi quando tutto attorno sembra andare male, ma solo l’essere umano ha questa potenzialità, ovvero quella di analizzare ciò che accade sotto una nuova luce, analizzarsi nel profondo e far emergere dal profondo le risorse necessarie per affrontare questo periodo particolarmente duro. Traumi e dolori creano infatti cicatrici invisibili che rischiano di bloccare la crescita personale, piccole o grandi ferite che se non curate adeguatamente si acutizzano e nel corso del tempo vengono nascoste o ignorate, per paura o vergogna. Più occultiamo la nostra sofferenza, più cercherà e troverà il modo di esprimersi nel futuro. Se non guarita, porterà nella nostra vita altro malessere sotto altre forme.
Utilizziamo quindi questo periodo come una grande opportunità per lavorare su noi stessi. Chiediamoci quali sono i nostri limiti, quali potrebbero essere le nostre aree di miglioramento e in cosa vogliamo evolvere.
Problemi familiari, o di coppia, rischiano di inasprirsi ancora di più a causa della convivenza forzata. Cogliamo questi momenti di vicinanza, al contrario, per dialogare, comprendere, capire cosa fare per migliorare nelle nostre relazioni.
Nascondere la polvere sotto il tappeto, ahimè, non serve e crea solo altri danni.
Se avevamo già ansie, paure, preoccupazioni, disagi pregressi, afferriamo questa opportunità che ci dona tanto tempo per noi e lavoriamo su di essi.
Chiediamo aiuto, se necessario.
Se si continua a nascondere la sofferenza senza tollerarla ci si nega l’opportunità di crescere e di scoprirsi. Grazie alla crisi invece ci si può reinventare e trovare energie creative per ricostruire la propria esistenza. Le cicatrici restano, ma possono diventare perle uniche.
Oggigiorno psicologi e psicoterapeuti offrono molte opportunità per portare avanti dei percorsi psicologici. In modalità online, quindi tramite telefono o videochiamata, è possibile chiedere un consulto, anche solo per un supporto emotivo, in questo periodo di difficoltà.
Aprirsi all’altro, ad un esperto che sappia ascoltare e comprendere, è il primo passo per guarire le nostre cicatrici, vecchie e nuove.
Prendiamoci cura di noi stessi. Sempre.
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘Superato’.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita.
Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c’è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”
Albert Einstein
Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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