L’emergenza Coronavirus (o Covid-19), che ormai conosciamo fin troppo approfonditamente, ha stravolto le nostre vite, non solo da un punto di vista prettamente medico, mettendoci a contatto con la paura della morte e della malattia, ma anche da un punto di vista psicologico ed emotivo, alterando completamente le nostre abitudini.
Dal 9 marzo 2020, infatti, tutti i cittadini italiani sono “invitati” a rimanere a casa, con l’obiettivo di ridurre all’osso i contatti umani e di conseguenza diminuire quanto più possibile i rischi di contagio.
Il dott. Gianluca Castelnuovo, psicologo e docente presso l’Università Cattolica di Milano e ricercatore dell’Istituto Auxologico Italiano, ci spiega infatti che
“di solito si chiede alle persone sempre di attuare dei comportamenti nuovi. Stavolta la richiesta è l’interruzione delle nostre abitudini. Non accadeva dai tempi della guerra”.
Questo stravolgimento rischia di creare in moltissime persone anche un cambiamento dei propri equilibri interni che influenzano direttamente i comportamenti, i pensieri, le emozioni e le relazioni con il prossimo.
Gran parte della popolazione è stata costretta a interrompere l’attività lavorativa.
Ci si trova improvvisamente catapultati in una nuova realtà, in cui il tempo passa lento, pregno di preoccupazioni e pensieri negativi. C’è chi ha la fortuna di poter passare le giornate in compagnia di un proprio caro, c’è invece chi trascorre questa sorta di quarantena in piena solitudine, senza punti di riferimento o sostegno.
Una delle reazioni più comuni in questi casi è la paura, un’emozione primaria, fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza: se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo dai rischi. Quindi ben venga percepirla, perché attiva meccanismi di difesa e molto spesso ci aiuta a prendere decisioni funzionali al nostro benessere.
Ma quando il pericolo assume dimensioni macroscopiche, seppur sotto forma di virus invisibile, il rischio è quello di non riuscire a gestire tale paura, attuando comportamenti impulsivi, frenetici e irrazionali che, se potevano avere un senso all’epoca degli uomini delle caverne, ora rischiano di essere controproducenti. Anche i nostri pensieri ne vengono ovviamente influenzati, generando contenuti negativi, allarmistici, di morte, con tonalità cupe e pessimistiche. In alcuni casi si passa al panico o all’ansia generalizzata, per cui un pericolo limitato e contenuto di contagio viene generalizzato percependo ogni situazione come rischiosa ed allarmante.
In alcuni soggetti si sviluppa poi una situazione di ipocondria, intesa come tendenza a eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute percependo ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile di infezione da Coronavirus.
In altri casi (fortunatamente limitati) vi è poi una degenerazione e mutazione delle emozioni che si tramutano in odio, rabbia, ira nei confronti di presunti colpevoli, creando nella propria testa idee favolistiche su complotti internazionali non resi noti o, peggio ancora, dando la colpa a una determinata popolazione (attualmente i cinesi) sulla scia della necessità umana di trovare sempre un presunto responsabile, meglio se lontano da sé e dal proprio gruppo sociale. Purtroppo l’essere umano, per via di quel meccanismo psicologico comunemente chiamato di “chiusura del cerchio” non riesce a vivere serenamente nell’incertezza, ha costantemente bisogno di risposte e, quando esse non arrivano, tende a credere a qualsiasi fonte di informazioni, alcune volte false, o a crearsi delle proprie idee (spesso negative) pur di darsi dei responsi.
Da un punto di vista relazionale e sociale, si assiste a due grandi dinamiche: una è il senso di solitudine provato da chi vive in isolamento sociale volontario o in quarantena o da chi viveva in una condizione di emarginazione pregressa; l’altra è la socialità “forzata” che, al contrario, sperimentano tutti coloro che non sono abituati ad essere costantemente a stretto contatto con altre persone, in questo caso un partner o la propria famiglia. Si tratta di una vera e propria immersione nella socialità e che rischia di portare a galla vecchi fantasmi, nodi non sciolti, difficoltà non ancora affrontate o che si desideravano dimenticare.
Famiglie abituate ai loro ritmi: genitori che passano 8 ore fuori casa per lavoro, figli che vanno a scuola per almeno 5-6 ore, altro tempo impiegato in hobbies o attività sportive, adesso si ritrovano costrette a convivere 24 ore su 24, cercando di riequilibrarsi e di trovare i propri spazi e tempi.
Ed ecco quindi che assistiamo a tutti quei “simpatici” stratagemmi utili per bypassare l’obbligo di restare chiusi in casa, come ad esempio uscire con il proprio animale domestico molte più volte del necessario.
Cosa fare quindi?
Pre-occuparsi agitandosi e alla fine attuando comportamenti irrazionali e controproducenti non serve. Meglio occuparsi con serietà del problema: le nostre autorità sanitarie, che hanno preso in carico seriamente la vicenda fin dall’inizio in Italia, hanno dato poche, chiare e semplice regole da seguire.
La prima azione da fare per affrontare la quarantena è organizzare il tempo e lo spazio: abbiamo bisogno di costruire una nuova quotidianità.
Riscopriamo le nostre passioni: se in passato amavamo dipingere, suonare uno strumento, scrivere, cucinare piatti prelibati, ma abbiamo accantonato tutto presi dai mille impegni quotidiani, ora è il momento giusto per dedicare nuovamente del tempo per quegli hobbies dormienti.
Se viviamo in casa con altre persone e con una di esse abbiamo dei problemi irrisolti, forse questa potrebbe essere l’occasione giusta per affrontare la situazione, facendo un passo verso l’altro attraverso un dialogo pacato e costruttivo.
Qui di seguito 10 regole che aiutano a mantenere un buon assetto psicologico:
1 – Tutti siamo sotto stress: questo è il momento giusto per imparare a gestirlo e comprendere qual è la soluzione più efficace per ridurlo. Ricordiamoci in passato come abbiamo fatto per gestire altre situazioni di stress e replichiamole. Il nostro cervello tende a riprodurre le strategie che funzionano, quindi approfittiamone.
2 – La preoccupazione e un po’ di deflessione dell’umore sono assolutamente normali ma rischiano di ingigantirsi a vista d’occhio se occupano la maggior parte dei nostri pensieri e del nostro tempo. Quando ciò accade, distogliamo la nostra attenzione e concentriamoci su altro, come ad esempio la lettura di un libro o la visione di un film di nostro gradimento.
3 – Quando il nostro pensiero diventa troppo negativo bisogna assolutamente interromperlo. Come fare? Dedicandosi ad altro. Una telefonata, una boccata d’aria sul balcone, ascoltare musica rilassante, scrivere un diario. Pensare negativamente rischia di creare dei fantasmi, una narrazione irrazionale e pervasiva nella mente.
4 – Informarsi è fondamentale (solo attraverso fonti ufficiali!) ma vivere di Covid 19 è molto controproducente. Bisogna darsi un limite alla visione di tv, utilizzo dei social (molto spesso pieni di bufale) e lettura di quotidiani.
5 – A casa facciamoci compagnia: la riscoperta dei nostri cari o del nostro partner. Chiacchieriamo, prepariamo cenette romantiche, organizziamo un picnic sul balcone.
6 – Cercare rimedio nell’alcol, psicofarmaci, droghe serve solo a peggiorare la vita e sicuramente non sconfiggerebbe alcuna paura. Sono soluzioni a brevissimo termine che ci lascerebbero solamente con un “pugno di mosche” in mano. Un bicchiere di un buon vino rosso a cena è assolutamente concesso J
7 – Non bisogna eccedere nel cibo con spuntini continui. La fame è talvolta una risposta all’ansia. Non facciamola diventare una soluzione ai momenti negativi: ricordiamoci che questa quarantena prima o poi terminerà e a pagarne le conseguenze sarà la nostra salute (e la nostra forma fisica).
8 – Se ci sentiamo tesi o in ansia, facciamo esercizi fisici o, se andiamo a fare la spesa, facciamolo a piedi e a passo veloce. Evitiamo di scaricarci con il prossimo: potremmo rompere relazioni che invece ci sono utili.
9 – Laviamoci spesso le mani ma, se siamo a casa, senza esagerare. Nessun virus si materializza dal nulla.
10 – Rispettiamo sempre le linee guida che il governo ci ha fornito: è comprensibile la necessità di molti di voler uscire di casa, utilizzando come “scusa” l’immondizia (anche 3 volte al giorno), una passeggiata con il cane (povero animale costretto ad uscire 5 volte al giorno) o andando a correre (quando magari non si è mai fatta attività sportiva prima d’ora). Scendere a compromessi con i propri bisogni per un bene collettivo, più grande, è il primo grande passo che ognuno di noi deve compiere.
Ricordiamo sempre che nella storia dell’umanità molti eventi nefasti sono già stati superati. Possiamo dire a noi stessi più volte al giorno che anche stavolta sarà così. Perché sarà così.
Bisogna essere pazienti e continuare a vivere.
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