Parliamo oggi di cambiamento: quante tipologie ne esistono e perché è così importante attuare dei cambiamenti nella vita?
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Un detto zen recita: “è più difficile resistere al cambiamento che cambiare”.
La nostra vita è costellata di cambiamenti, grandi e piccoli, eppure molti di noi sono restii ad accoglierli e a seguire il flusso degli eventi.
Ci costringiamo, talvolta, a rintanarci nei nostri schemi, abitudini e routine, convinti che, se nulla cambia, difficilmente potrebbero accaderci dei problemi. In realtà, è proprio il contrario.
Vediamo dunque, insieme, come avviene il cambiamento e analizziamo da vicino le zone di cambiamento, come vengono chiamata dalla psicologia.
La zona di confort
La prima da spiegare è senza dubbio la zona di confort: con questo termine si intende quell’insieme di abitudini, schemi comportamentali, routine, convinzioni sulla vita, cerchia di amici/conoscenti, luoghi che frequentiamo, hobbies e passioni.
In sintesi, essa rappresenta tutto ciò che conosciamo e che ci è familiare e che, inconsciamente, ci fa sentire al sicuro.
Letta così sembrerebbe tutto funzionante: ma allora come mai si dice molto spesso che bisogna “uscire” da questa zona?
L’altra faccia della medaglia, infatti, è che nella zona di confort vengono replicati anche tutti gli schemi che sono per noi disfunzionali: amicizie o relazioni tossiche, rapporti di parentela negativi, abitudini non proprio positive, modi di fare, di dire e di agire nel mondo routinari, ma non per questo efficaci.
Inconsciamente, tendiamo a portare avanti questi schemi poiché li reputiamo meno rischiosi di quelli nuovi, anche se potenzialmente migliori. L’idea del cambiamento ci spaventa e, quindi, molto meglio vivere un malessere “conosciuto” o “controllato” che rischiare di star peggio.
Zona di ruggine
Quando i nostri modi di fare della zona di confort diventano talmente abitudinari e quasi impossibili da modificare, parliamo di zona di ruggine.
Con questo termine, che evoca per l’appunto un qualcosa che si arrugginisce, poiché fermo da troppo tempo, ci riferiamo a quello di status mentale proprio delle persone che sono ormai bloccate e irrigidite, talmente abituate a replicare i loro schemi, da costringersi a star male piuttosto che cambiare.
Il rischio, purtroppo, è che restare nella ruggine potrebbe sviluppare anche un forte malessere, addirittura sfociando in sintomatologie ansiose, depressive o simili.
Zona di performance
Per zona di performance ci riferiamo allo status mentale della persona che mette un piede fuori dalla zona di confort e si dà il permesso di attuare un cambiamento.
Che sia un cambiamento voluto o necessario, colui che lo porta avanti è consapevole delle proprie risorse e capacità, ha un obiettivo ben chiaro e sa dove vuole andare.
Lo scopo della zona di performance è quello di farci sperimentare la sensazione di allargare i nostri orizzonti e ampliare la mappa del mondo.
Una volta effettuato il cambiamento, la persona può tornare nella zona di confort, che questa volta sarà però migliorata, più spaziosa e avrà accolto al suo interno nuove consapevolezze.
Zona di strappo
Per zona di strappo, che evoca il danno arrecato a un muscolo quando il movimento effettuato supera di molto le capacità fisiche dell’atleta, ci riferiamo infine a uno status mentale della persona che effettua un cambiamento senza però misurare le sue risorse.
“Fare il passo più lungo della gamba”, come spesso usiamo dire.
A volte, la vita ci costringe a dover portare avanti delle modifiche, non sempre in maniera graduale e voluta.
Alcune persone, prese alla sprovvista o poiché agiscono d’istinto, attuano dei cambiamenti esplosivi: questo, però, rischia di generare malessere, di “strapparsi” per l’appunto.
Il modo giusto di cambiare
Cambiare non è mai semplice ma è spesso necessario.
La psicologia ci invita a effettuare, quando serve, dei cambiamenti, senza mai rintanarci nei nostri schemi per troppo tempo (con il rischio di arrugginirci) e senza attendere l’ultimo istante (quando “tocchiamo il fondo”), rischiando di dar vita a cambiamenti esplosivi che però potrebbero anche arrecarci degli effetti collaterali.
L’ideale è saper alternarsi da zona di confort a zona di performance, consapevoli che alcune modifiche alle nostre abitudini altro non possono che farci stare bene.
Attenti, però, a saper dosare le proprie risorse ed energie: tutto ha bisogno di giusti tempi, di un obiettivo ben formato e di specifiche capacità. Altrimenti, potremmo “strapparci” e stare peggio.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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