Scopriamo insieme la sindrome del bambino imperatore, un disturbo del comportamento che genera dispotismo, aggressività e rabbia nei bambini.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Da qualche giorno, circolano in rete moltissimi articoli inerenti alla sindrome del bambino imperatore.
Tutto ciò a causa della “scenata” messa in atto dal cantante Blanco, durante la prima serata di Sanremo 2023.
L’artista, infatti, durante la sua performance ha iniziato a distruggere i fiori presenti sul palco, per poi giustificarsi affermando di avere avuto problemi di audio in cuffia e di volersi quindi divertire comunque.
Che sia stata tutta una messa in scena (probabile) o che sia stata effettivamente una reazione reale, in ogni caso l’esempio che è stato trasmesso a milioni di spettatori non è dei migliori, anzi, e tutto può essere ricondotto al comportamento di quei bambini i quali, incapaci di gestire una frustrazione, si arrabbiano distruggendo tutto.
La sindrome del bambino imperatore
La sindrome del bambino imperatore è un disturbo del comportamento e della gestione delle emozioni, che genera dispotismo, aggressività, rabbia, incapacità di accettare le regole e i “no”.
“Non voglio andare a letto!”, “Fai schifo!”, “Vattene!” o altri simili frasi, condite a volte anche da parolacce: il bambino esprime così la propria tirannia, mostrando mancanza di rispetto e addirittura violenza fisica.
Talvolta, crescere in un ambiente familiare troppo permissivo, nel quale i genitori sono incapaci di contenere la naturale aggressività infantile, potrebbe favorire lo sviluppo di questo disturbo.
Molti genitori moderni, infatti, non riescono a imporre le loro regole, subendo passivamente i capricci dei figli e sentendosi in dovere di eseguire gli “ordini”, pur di farli calmare.
Come risultato finale, nel tempo il bambino si convince che l’adulto sia sempre a sua disposizione e, quando non soddisfa i suoi desideri, si arrabbia e può arrivare a minacciare, insultare o addirittura aggredire fisicamente.
Caratteristiche del bambino imperatore
Il bambino imperatore sviluppa con gli anni alcune caratteristiche comportamentali le quali, se non elaborate in età adolescenziale e adulta grazie a un adeguato supporto, rischiano di generare persone problematiche e incapaci di gestire le frustrazioni e le emozioni.
- Mancato sviluppo del senso del dovere: il bambino è costantemente alla ricerca di piacere, non ha sviluppato il senso del dovere e non capisce che a volte bisogna fare dei sacrifici;
- Egocentrismo patologico: i bambini, per loro natura, sono egocentrici; negli anni, sviluppano poi l’empatia e imparano a mettersi “nei panni degli altri”; il bambino imperatore rischia invece di rimanere egocentrico e incapace di provare empatia verso il prossimo;
- Manipolazione: il bambino imperatore si impone sia con la forza sia con la manipolazione emotiva, imparando negli anni a conoscere le debolezze dei propri genitori, soprattutto durante la fase adolescenziale;
- Mancata responsabilità: il bambino darà sempre la colpa al prossimo, avendo difficoltà ad ammettere i propri errori;
- Incapacità nel gestire la frustrazione: la frustrazione è un’emozione sana, utile per lo sviluppo del bambino; attraverso di essa si imparano a comprendere i “no”, a fare talvolta “sacrifici” e andare avanti; un bambino imperatore è incapace di gestire tutto ciò, e alle prime negazioni le emozioni si disregolano, manifestando rabbia e aggressività;
- Nei casi più gravi, violenza: il bambino imperatore può diventare un adolescente/adulto violento, che reagisce con la forza quando i suoi “capricci” non vengono ascoltati; potrebbe diventare un partner aggressivo e pericoloso e un futuro genitore incapace di accudire i propri figli, prediligendo le maniere “forti” come forma di educazione.
Cosa possono fare i genitori?
Gestire un bambino imperatore non è facile, ma un importantissimo passo è quello di cogliere i segnali, che di solito si manifestano grazie alla verbalizzazione delle prime parole.
- Presa di responsabilità: i genitori, in primis, devono comunicare tra loro e comprendere quali, dei loro atteggiamenti, anche inconsapevoli, possono aver provocato questo problema;
- Agire: mai sottovalutare il problema, nascondendo la polvere sotto il tappeto. Alcuni disturbi, nel tempo, peggiorano anziché guarire autonomamente. Parlarne con un esperto, per ricevere preziosi consigli, è una scelta da valutare;
- Poche regole, ma chiare: i bambini hanno bisogno di regole, che non siano ne troppe e asfissianti ne troppo poche e incoerenti; la coppia, quindi, può decidere delle regole che siano condivise, semplici e chiare, da comunicare anche ai nonni o altri membri della famiglia che si relazionano con il bambino. Devono essere seguite da tutti, senza incostanza e contraddittorietà;
- Comunicazione assertiva, decisa ma dolce: urlare, minacciare o alzare le mani non sono valide modalità comunicative o educative; il genitore può, invece, comunicare in maniera decisa e contemporaneamente dolce, senza giudizio e attraverso la comprensione; alcune frasi possono essere: “capisco che sei arrabbiato, adesso la mamma sta qui con te così tu ti tranquillizzi, poi andiamo a mangiare la pappa”.
- Insegnare a tollerare la frustrazione: a nessun genitore piace ascoltare il proprio figlio piangere, lamentarsi o arrabbiarsi; tutto ciò, però, può essere utile per permettere al bambino di imparare e gestire la frustrazione; gli adulti, con pazienza, devono attendere che qualche volta il proprio figlio si calmi da solo e comprenda che non tutto può essere ottenuto.
Il caso Blanco: un bambino imperatore troppo cresciuto
Come accennato all’inizio dell’articolo, il cantante Blanco (nonostante sia ormai un vent’enne e non più un bambino) ha manifestato tutti i sintomi della sindrome del bambino imperatore.
Incapace di gestire una frustrazione (la mancanza di audio nelle cuffie) ha deciso (volontariamente o meno) di distruggere i fiori sul palcoscenico.
Ripetiamo, poco importa se sia stata una messa in scena o meno, l’esempio mostrato è pessimo e il rischio è che molti adolescenti possano seguire questo schema, proprio perché a proporlo è stata una figura di riferimento.
Il presentatore Amadeus, per quanto bravo nel suo lavoro, si è comportato come tutti quei genitori morbidi e passivi, giustificando il comportamento del cantante e sminuendo l’accaduto.
Anche questo, ahimè, è un esecrabile esempio.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
Nell’ottica di una sana ed etica diffusione della cultura, si invita a citare la fonte e l’autore di questo articolo nel caso si desideri condividere – in tutto o in parte – il contenuto.