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Avatar: alcuni fan sono caduti in depressione!

Si chiama depressione post-Avatar, ed è il termine con il quale si identifica uno stato d’animo depressivo nel quale sono caduti alcuni fan dopo aver visto il film Avatar. Di cosa si tratta?

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

Pochi giorni fa è uscito al cinema il secondo capitolo della saga di Avatar, ovvero La Via dell’Acqua, prodotto e diretto dal famoso regista James Cameron.

La storia dei due film ruota attorno al tentativo dell’umanità di colonizzare il pianeta Pandora, abitato dai Na’vi, una razza umanoide dalla pelle blu-violacea e che vive in totale sintonia con la natura.

Le pellicole trattano temi molto importanti, quali l’odio razziale, il mancato rispetto per l’ambiente, il pericolo di una guerra incombente, l’amore quasi impossibile tra membri di popoli differenti.

Con la recente uscita del film, è nuovamente emersa una dinamica psicologica che aveva coinvolto anche il suo predecessore: la sindrome depressiva post-Avatar. Ma di cosa si tratta?

Sindrome depressiva post-Avatar

Nel 2010, il famoso quotidiano britannico The Guardian condusse uno studio su oltre 1.000 fan di Avatar, attraverso interviste e analisi dei social.

Molti di loro, infatti, lamentarono di soffrire di “depressione”, un termine sicuramente utilizzato spesso in maniera inesatta ma che comunque indicava un preciso stato d’animo triste, malinconico, preoccupato, che perdurò per mesi, addirittura anni.

Secondo lo studio, la visione del film avrebbe provocato un profondo senso di malessere e insoddisfazione, causato da diversi fattori che possiamo così riassumere:

Un fan, intervistato nel 2010, disse: “Da quando sono andato a vedere Avatar sono depresso. Guardare il meraviglioso mondo di Pandora e tutti i Na’vi mi ha fatto venire voglia di essere uno di loro. Ho persino contemplato il suicidio, pensando che se lo avessi fatto sarei rinato in un mondo simile a Pandora in cui tutto sarebbe stato uguale a quello di Avatar”.

Per identificare tale dinamica, il quotidiano decise di utilizzare il termine di sindrome depressiva post-Avatar.

Riflessioni

Il primo film Avatar, così come anche il suo sequel, ha avuto il merito di porre l’attenzione su alcuni importantissimi temi di attualità e di stimolare la sensibilità di moltissime persone.

Proporre allo spettatore un mondo, come quello di Pandora, abitato da un popolo così in sintonia con la natura, così rispettoso delle tradizioni, così restio alla guerra, con valori nobili quali la famiglia, l’amore, l’educazione, ha creato un senso di rottura con quello che invece, tutti noi, viviamo ogni giorno: terrorismo, disastri ambientali, lotte intestine religiose, pandemie, conflitti tra nazioni… la sensazione, in sintesi, che il nostro pianeta ci stia pian piano rifiutando e si stia ribellando.

Non solo: per altri, in aggiunta, si è insinuato nella mente il paragone tra la propria vita, molto probabilmente vissuta in maniera insoddisfacente, e la meravigliosa esistenza degli indigeni Na’vi, creando quindi un senso di vuoto, uno scontento così marcato da generare uno stato d’animo depressivo.

La sindrome depressiva post-Avatar, seppur non riconosciuta a livello medico e, sottolineiamolo per dover di cronaca, in nessun modo coinvolta in alcuna campagna di marketing (a che pro, aggiungerei), ci fa comprendere quindi quanto molte persone vivano in maniera assai sensibile e partecipativa queste tematiche, tanto da percepirle sulla loro pelle e nella loro mente.

© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari

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