L’ansia è una compagna di vita di tantissime persone e porta con sé preoccupazioni, paure, anticipazioni del futuro, sintomi fisici e psicologici. Ma è possibile utilizzarla in maniera positiva?
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
L’ansia è un termine entrato a pieno titolo nel nostro lessico quotidiano: lo utilizziamo molto spesso, riferendoci a situazioni spiacevoli e/o stati d’animo che non riusciamo a gestire.
Talvolta, si usa questa parola anche impropriamente, per definire invece emozioni ben specifiche ma che si fa fatica a individuare.
L’ansia, in ogni caso, porta con sé una serie di sintomi fisici e psicologici, quali preoccupazioni, paure, anticipazioni del futuro, pensieri ricorrenti, ruminazione, tachicardia, sudorazione, fiato corto e somatizzazioni di vario genere.
Come intuibile, le persone sperimentano tutto ciò in maniera tendenzialmente negativa e, in casi gravi, essa può dar vita anche a veri e propri disturbi, come il disturbo d’ansia, a volte correlato con episodi di attacchi di panico.
Ma esiste un’ansia positiva?
Esiste una tipologia di ansia definita “buona” o “positiva”, e consiste in una reazione adattiva che l’individuo attiva per mettere in moto tutte le risorse necessarie per affrontare una determinata situazione.
Questo genere di ansia si prefigura quindi come una predisposizione funzionale a una sfida: anticipandola nella mente, posso pianificare una risposta efficace, sia a livello di atteggiamento ma anche di comportamento.
Se ad esempio devo sostenere un esame, un minimo di ansia potrebbe essere positivo: essa diviene un messaggio che serve a sottolineare l’importanza di quello che devo fare e mi aiuterebbe a strutturare un piano di studio adeguato nei giorni precedenti.
Senza di essa, potrei infatti sminuire la sfida che devo affrontare, arrivando ad accorgermi della data imminente dell’esame troppo tardi, non trovando più il tempo sufficiente per prepararmi.
Ansia motivazionale? Ecco i risultati di una ricerca
Secondo recenti ricerche, pubblicate sul Journal of Individual Differences, alcune persone riescono a utilizzare l’ansia per motivare sé stesse: è quindi possibile trasformare una situazione problematica in un modo per caricarsi e tirare fuori maggiori energie per superarla.
Nella psicologia, questa dinamica viene definita eustress (dal greco eu, buono, + stress), ovvero una forma di stress “positiva”, in quanto stimola l’individuo a far meglio.
I ricercatori che hanno condotto questo studio hanno infatti scoperto come i partecipanti che vivevano un maggior livello di ansia motivante, tendevano ad avere risultati maggiori di chi invece, al contrario, sperimentava un minor grado di ansia motivante o un’ansia negativa.
L’ansia, inoltre, è anche un modo per conoscere meglio sé stessi, in quanto ci aiuta a comprendere i segnali che il nostro corpo ci invia, talvolta campanelli di allarme di eventuali problemi o pericoli che potrebbero star nascendo.
Imparare, quindi, a conviverci, senza maledirla e tentando di cacciarla via ma, al contrario, accoglierla e ascoltare cosa vuole dirci, può divenire il modo più utile e positivo per superarla.
© A cura di Dott. Marco Magliozzi – Psicologo Bari
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